Napoli, bici bianca per ricordare Salvatore Cacciola, ciclista investito e ucciso da un tir
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Una bici bianca in via Argine a Napoli per ricordare Salvatore Cacciola, il ciclista di 86 anni investito e ucciso da un tir il 22 ottobre scorso. La cerimonia di omaggio si è svolta questa mattina, venerdì 28 febbraio alle 10,30. I manifestanti, tra i quali l'associazione Napoli Pedala e il comitato Napoli città 30, si sono radunati nei pressi dell'Istituto Tecnico "Marie Curie" di via Argine a Napoli per deporre una bicicletta bianca, simbolo dei ciclisti indifesi.
È partita una pedalata che ha visto coinvolti, tra gli altri, gli studenti dell’Istituto Tecnologico Marie Curie, diretto dalla dirigente scolastica Valeria Pirone, partner dell’iniziativa. L’evento è organizzato dall’Associazione Napoli Pedala ed è parte delle attività del progetto N:OTE Napoli Obiettivo Trasformazione Educativa. Parteciperà anche l’ads Emmevi, che da anni porta avanti una Bike School per i giovani del quartiere.
È la seconda bici bianca a Napoli, dopo quella per la ragazza tedesca 27enne
È la seconda bici bianca che viene posizionata a Napoli. La prima fu messa in via Foria per ricordare Lisa, una giovane tedesca di 27 anni investita da un mezzo dell'azienda di igiene urbana del Comune di Napoli, Asia. Questa volta, invece, la bici è stata dedicata a Salvatore Cacciola, un esperto ciclista di 86 anni investito nel suo quartiere, a pochi passi da casa.
Vengono chiamate "ghost bikes", letteralmente “bici fantasma”: sono biciclette verniciate di bianco, adornate da un mazzo di fiori e da una targa che rimanda a un nome, quello di un ciclista che ha perso la vita a causa della violenza stradale. Si tratta di mezzi "vissuti", creati per richiamare l'attenzione sul rischio quotidiano che corre chi si muove in bicicletta. Il bianco, colore solitamente associato ai fantasmi, viene scelto per sottolineare come troppo spesso i morti sulla strada vengono presto dimenticati, diventando invisibili.
"Non chiamateli incidenti" è il claim della campagna promossa da Napoli Pedala, con il supporto del comitato Napoli città 30. L'obiettivo è accendere i riflettori su luoghi che, pur essendo già noti alle istituzioni per la loro pericolosità, non vedono interventi volti alla moderazione della velocità. "Via Argine – spiega Luca Simeone, Bicycle Mayor di Napoli – dove di recente è passato anche il Giro d’Italia è uno degli esempi più lampanti: una strada pericolosissima, che registra numerosi incidenti mortali, senza che venga messo in atto alcun intervento. Qui sarebbe urgente realizzare una ciclabile bidirezionale in sede protetta, attraversamenti pedonali rialzati e il restringimento della carreggiata".
Il processo per la morte dell'86enne
L'Associazione Napoli Pedala, in linea con il proprio impegno per la sicurezza stradale e la tutela dei ciclisti, ha inoltre deliberato con l'assistenza dell'avvocato Massimiliano Formisano, di costituirsi parte civile nel procedimento penale relativo all'incidente mortale che ha coinvolto Salvatore Cacciola. L'associazione intende coadiuvare attivamente l'attività investigativa nell'interesse della collettività, contribuendo all'accertamento della verità e alla promozione di una maggiore consapevolezza sulla sicurezza stradale. Questa decisione si inserisce nel più ampio quadro delle iniziative promosse dall'associazione per sensibilizzare la cittadinanza sui temi della mobilità sostenibile e sicura, come previsto dall'articolo 230 del Codice della Strada in materia di educazione stradale.
La bici bianca nasce dall’esigenza di sensibilizzare la collettività sul tema della sicurezza stradale. Il 2024 è stato un annus horribilis a Napoli, con un record di ciclisti e pedoni investiti, il numero più alto negli ultimi tre anni. Nonostante ciò, la violenza stradale non si ferma. L’ambito urbano è il luogo dove si concentra la metà degli incidenti, e nel 75% dei casi, la velocità è la causa principale di morte di persone innocenti. L’idea della bici bianca ha l’obiettivo di ricordare i soggetti deboli sulla strada: pedoni, bambini, anziani e ciclisti, che purtroppo pagano con la vita e con infortuni gravi il mancato rispetto delle regole a causa delle sistematiche violazioni del codice della strada.