Napoli, 200mila tonnellate di rifiuti e amianto sepolti nell’ex cava Suarez da bonificare: “Disastro ambientale”

Sversate oltre 200mila tonnellate di rifiuti pericolosi: “Alterato l’ecosistema”. Arrestato l’imprenditore che doveva fare la bonifica dell’ex Cava Suarez. Sequestrati in via preventiva macchinari e mezzi per un milione di euro.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Oltre 200mila tonnellate di rifiuti pericolosi e inquinanti, tra cui amianto e idrocarburi, trasportati e sepolti nell'ex Cava Suarez a Napoli, tra via Tommaso De Amicis e via Sant'Ignazio di Loyola, nella zona dei Camaldoli, che doveva, invece, essere bonificata. Sversati nella cava anche i rifiuti prodotti dagli scavi della nuova metropolitana dell'Aeroporto di Capodichino. Agli arresti domiciliari l'imprenditore Bruno Sansone, che si sarebbe dovuto occupare del risanamento dell'area. Sequestrati in via preventiva macchinari e mezzi per un valore di circa un milione di euro.

L'operazione della Procura della Repubblica di Napoli – Sezione V “Ambiente Edilizia Urbanistica”, guidata dal sostituto procuratore Giulio Vanacore e coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri – è scattata questa mattina. Un blitz congiunto con Polizia Locale di Napoli, carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e Guardia di Finanza con il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria.

La Procura: "Disastro ambientale"

Le forze dell'ordine hanno eseguito una ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, Antonio Baldassarre, su richiesta della Procura, nei confronti dell'imprenditore campano e delle sue aziende operanti nei settori dell’edilizia e dello smaltimento rifiuti, con a carico gravi indizi di reato per inquinamento e disastro ambientale.

Dalle indagini svolte, corroborate da precedenti risultanze processuali, da accertamenti dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania e dalla consulenza tecnica di una professoressa universitaria di geologia ambientale, è emerso che, nel corso degli anni, l'imprenditore avrebbe sepolto e abbandonato ingentissimi quantitativi di rifiuti speciali, pericolosi o non, all’interno di una cava dismessa del capoluogo partenopeo, posta all’interno del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, nell’area denominata “ex cava Suarez”.

Sversate 200mila tonnellate di rifiuti, anche quelli della metro Capodichino

In particolare, quale esecutore e appaltatore delle opere di ripristino e recupero ambientale della predetta area, l’indagato vi avrebbe realizzato una discarica abusiva sversando e smaltendo illecitamente un volume di rifiuti pari ad almeno 146mila – 176mila metri cubi (corrispondente ad una massa compresa tra le 200mila e 250mila tonnellate), incluse notevoli quantità di amianto frantumato. Per avere un’idea dell’entità dello scempio perpetrato, basti dire che il volume dei rifiuti illecitamente smaltiti, per come valutato dalla consulente, è pari a quello di un edificio con una base di 90 metri per 90 metri e un’altezza di 7-8 piani.

Tra i vari rifiuti che sarebbero stati ritrovati, anche degli agenti inquinanti come metalli pesanti e idrocarburi derivati da vernici, in grado potenzialmente di contaminare falde acquifere ed essere assorbiti dalle piante. Nell'ultima fase delle indagini, sarebbe emersa anche un'altra circostanza. L'azienda di Sansone si sarebbe aggiudicata lo smaltimento dei rifiuti speciali degli scavi per la nuova stazione della metropolitana per l'aeroporto di Capodichino. Questi rifiuti, in gran parte terra, quindi non inquinanti, sarebbero stati sversati nella stessa cava Suarez. Le indagini in questo caso si sono concentrate sulla regolarità dei documenti di trasporto.

"Alterato l'equilibrio del sito"

Tale condotta avrebbe contribuito ad alterare l’equilibrio naturale del sito in esame, rimediabile solo con interventi particolarmente onerosi ed eccezionali, determinando una significativa offesa alla pubblica incolumità per via dell’inquinamento dell’area e dell’esposizione al pericolo di un numero considerevole di persone, trattandosi di zona densamente urbanizzata.

Arrestato l'imprenditore che doveva fare le bonifiche

Su queste basi, l’indagato è stato posto agli arresti domiciliari e, contestualmente, sono stati sottoposti a sequestro preventivo gli autocarri e le macchine per il movimento terra delle società a lui riconducibili (per un valore quantificato in circa 1 milione di euro), una delle quali, direttamente beneficiaria delle condotte contestate, è stata anche interdetta dall’esercizio dell’attività imprenditoriale.

Lo stesso imprenditore era già stato rinviato a giudizio per l’omessa bonifica proprio di cava Suarez, ordinata sia dal Comune di Napoli che dal giudice penale, con il sequestro di tre milioni di euro a suo carico, mancando di intervenire per il ripristino dell’area da almeno cinque anni.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario dello stesso è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Le indagini partite 10 anni fa

L'ex Cava Suarez che si trova tra l'Arenella e Chiaiano, nasce per l'estrazione del tufo. Nel 2011, la Regione Campania autorizza un piano per la ricomposizione ambientale, per riempire con materiali compatibili i vuoti creati dall’estrazione del tufo nella cava. Si parla di circa 30mila metri quadrati. L’attività inizia nel 2013 con autorizzazione del Genio Civile della Regione. Nel 2015 partono le indagini, dopo alcune segnalazioni di movimenti sospetti nella cava. L'inchiesta è ancora in corso.

Metropolitana di Napoli Spa: "Nessun collegamento con stazione Capodichino"

La società Metropolitana di Napoli Spa precisa che gli sversamenti illegali effettuati nella cava Suarez "nulla hanno a che vedere con la realizzazione della stazione di Capodichino, affidata alla società consortile Capodichino As. M.". Si legge nella nota stampa diffusa, a firma del presidente, Paolo Carbone:

All’epoca della redazione del Piano di utilizzo delle terre (PUT) della stazione Capodichino risalente al 2015, la cava Suarez era stata individuata tra i siti di destinazione dei materiali di scavo della stazione in quanto regolarmente approvata ed autorizzata a ricevere i materiali stessi dalla Regione Campania, autorità competente per l’attuazione del piano.
I conferimenti ebbero inizio tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 nel pieno rispetto delle norme vigenti e furono immediatamente sospesi dalla Capodichino As.M. in seguito al sequestro della cava. La cava fu contestualmente rimossa dall’elenco dei siti di destinazione del PUT e non fu più destinazione di conferimenti. La Capodichino As.M ne diede pronta comunicazione a tutti gli enti coinvolti.
Circa i conferimenti effettuati prima del sequestro, si precisa che, come è possibile verificare dai documenti di trasporto dell’epoca, alla cava Suarez furono destinati esclusivamente 200 mc di materiali sui complessivi 196.000 mc previsti.
Si precisa altresì che tutti i materiali del PUT della stazione Capodichino, redatto ai sensi del DM n°161 del 10/08/2012, hanno ricevuto approfondite analisi preventive e nel corso della sua attuazione gli stessi hanno presentato valori di Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) sempre riconducibili alla colonna A della tabella 1 dell’allegato 5 alla parte quarta del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Si sottolinea infine che il PUT della stazione Capodichino è stato preso come riferimento dalla Regione Campania per successive attività di riutilizzo dei materiali di scavo svolte sul territorio.

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