Morto Raffaele Cutolo, Roberto Saviano: “Si porta nella tomba i suoi segreti”
“Cutolo fu boss potente, più di un primo ministro. Un potere che lo tenne in carcere tutta la vita; i segreti – che si porta nella tomba – non riuscirono a ricattare il potere politico che l’aveva usato”. Commenta così lo scrittore Roberto Saviano la morte di Raffaele Cutolo, spentosi stasera, 17 febbraio 2021, all'età di 79 anni, nel cacercere di Parma dove era ricoverato. In un tweet l'autore di Gomorra, e allievo dello storico napoletano Francesco Barbagallo, autore di importati monografie sul fenomeno camorrista e sulla Nco di Cutolo, definisce ‘o Professore di Ottaviano un “Uomo violento e disperato partorito da un un territorio violento e disperato”.
Il caso Cirillo
Tanti i misteri italiani che resteranno irrisolti, come il caso Ciro Cirillo, l'assessore regionale democristiano della Campania sequestrato il 27 aprile 1981, con l'intricata commistione tra Democrazia Cristiana, Brigate Rosse, Servizi Segreti e Camorra. Cutolo è rimasto al carcere duro del 41 bis fino alla fine. Per il senatore Sandro Ruotolo (Gruppo Misto), Cutolo fu “un capo sanguinario della camorra – scrive in un tweet – protagonista della trattativa tra i servizi segreti ed esponenti della Dc per la liberazione di un assessore regionale campano rapito dalle Brigate Rosse. Ha portato con se i misteri del caso Cirillo". Lo scrive in un tweet il senatore Sandro Ruotolo del Gruppo Misto.
“Potevo salvare Moro, fui fermato”
Il 25 ottobre 2016, Cutolo rese dichiarazioni anche sul Caso Moro, rispondendo alle domande del pm Ida Teresi e del capo di allora della Dda, Giuseppe Borrelli. "Potevo salvare Moro, fui fermato – disse Cutolo ai giudici – Aiutai l'assessore regionale Ciro Cirillo, potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi”. Nel 1978, anno del rapimento Moro, Cutolo era latitante e si sarebbe fatto avanti per cercare di salvare Moro. “Per Ciro Cirillo si mossero tutti, per Aldo Moro nessuno, per lui i politici mi dissero di fermarmi, che a loro Moro non interessava”. L'interrogatorio si svolse nel supercarcere di Parma, dove il boss venne ristretto per scontare quattro ergastoli ed avvenne nell'ambito dell'indagine sul percorso criminale del suo luogotenente storico, Pasquale Scotti, arrestato dopo 30 anni di latitanza.