Morte Mario Paciolla, l’esito dell’autopsia in Colombia: “Si è suicidato”
Mario Paciolla, il giovane napoletano dipendente della Missione Onu di verifica degli accordi di pace in Colombia, trovato impiccato il 15 luglio scorso a San Vicente del Caguan, non è stato ucciso ma si è suicidato. È la conclusione a cui sono giunti i medici colombiani a seguito dell'autopsia, il cui esito è stato reso noto dal settimanale locale Semana, che ha ottenuto in esclusiva una copia. Il decesso, sostiene il referto ufficiale, è stato causato "da una encefalopatia ipossico-ischemica per compressione dei vasi sanguigni del collo per impiccagione". La tesi del suicidio era stata fortemente respinta dai familiari e dagli amici di Paciolla e sulla sua morte erano state avviate due inchieste, una dell'Onu e l'altra delle autorità colombiane, volte ad accertare che non fosse stato in realtà ucciso.
Nel referto, riporta Semana, viene indicato che il cadavere del ragazzo "era legato con un lenzuolo che girava quattro volte attorno al suo collo e terminava con un nodo", mentre sui polsi "erano presenti numerosi tagli di differente profondità con sezionamento dei tendini", che Paciolla si sarebbe autoinflitto. Il settimanale colombiano ha consultato degli esperti che hanno assicurato che avvolgersi il lenzuolo intorno al collo in quel modo e fare un nodo "potrebbe essere stato difficile ma non impossibile"; aggiunge infine che sul corpo del volontario è stata eseguita una seconda autopsia, in Italia, ma che i risultati non sono stati resi noti; sul decesso era stata avviata anche una inchiesta della Procura di Roma con l'ipotesi di reato di omicidio.
Semana ricorda inoltre che la tesi del suicidio era stata ipotizzata dal primo momento dagli investigatori, ma l'emersione di nuovi elementi aveva fatto propendere per l'ipotesi che in realtà si trattasse di un omicidio. In particolare, uno degli aspetti che aveva fatto nascere dubbi sulla versione ufficiale, ricorda il settimanale, "è legato al lavoro che il volontario svolgeva sul terreno e che lo portò a documentare un bombardamento militare il 29 agosto 2019 su un accampamento della dissidenza delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) in cui morirono 8 bambini, e che costrinse alle dimissioni del ministro della Difesa", Guillermo Botero.