Morte di Roberto De Simone, camera ardente al Teatro San Carlo, mercoledì funerali al Duomo. Lutto cittadino a Napoli

La morte del maestro Roberto De Simone, scomparso a 91 anni, suscita cordoglio in tutto il mondo della musica e del teatro italiano. La camera ardente, martedì, a partire dalle ore 13, vedrà tornare le sue spoglie mortali nel Teatro San Carlo che il musicologo tanto amò e per il quale tanto lavorò nella sua lunga e intensa attività artistica. A disporlo, il sindaco di Napoli e presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro San Carlo, Gaetano Manfredi. Nel giorno dei funerali, mercoledì 9 aprile, alle ore 16 al Duomo, le bandiere della città saranno a mezz'asta. Sarà disposto il lutto cittadino a Napoli.
La camera ardente sarà aperta al pubblico nei seguenti orari: domani martedì 8 aprile dalle ore 13 alle 19 (alle ore 13.30, il quartetto d’archi dei professori del Teatro di San Carlo eseguirà il Requiem di Mozart in onore del Maestro) e mercoledì 9 aprile dalle ore 10 alle 14.
«È una grandissima perdita – ha detto il sindaco -. È stato capace di recuperare le radici culturali della nostra tradizione musicale ma con una grande capacità di innovazione, ed è un patrimonio che non va disperso, una memoria che non va dimenticata e noi lo onoreremo nel migliore dei modi». Sulla stessa linea il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca: «La "Gatta Cenerentola", solo per citare una delle sue tante opere, è un patrimonio dell'umanità, straordinaria sublimazione della fantasia». Diverso, polemico, è il commento dello scrittore Roberto Saviano secondo il quale De Simone fu «Dimenticato, isolato, maltrattato».
Il Conservatorio napoletano di San Pietro a Majella si unisce al lutto con una nota. Roberto De Simone ne fu direttore «per chiara fama» dal 1995 al 2000:
È stato un Maestro nel senso più profondo del termine, un intellettuale visionario che ha saputo trasformare la memoria in arte, la tradizione in sapere contemporaneo. Nel 1995 guidò il nostro Conservatorio con lo stesso spirito con cui ha attraversato tutta la sua vita: rigore, passione, amore per Napoli e per le sue radici più profonde.
La sua opera, tra musicologia, teatro e composizione, ha segnato un’epoca e continua a nutrire il pensiero e la creatività di generazioni intere. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nella cultura italiana.
Ma al tempo stesso, la sua presenza resta ovunque: nei canti popolari che ha salvato dall’oblio, nei palcoscenici che ha illuminato, negli studenti che lo hanno ascoltato, nei libri e nelle partiture che ci ha consegnato. Lo salutiamo con gratitudine, commozione e immenso rispetto. Napoli gli deve molto. Noi tutti gli dobbiamo moltissimo.
Il Conservatorio di Napoli gli sarà eternamente grato per quanto ha fatto per la crescita culturale dell’Istituzione e per l’alto magistero e la passione che ha profuso nella formazione delle nuove generazioni.