Morte di Cosimo Di Lauro, indagine su carenza di assistenza medica in carcere
L'ex boss della camorra Cosimo Di Lauro, morto nel carcere milanese di Opera la notte del 13 giugno a 49 anni, potrebbe non avere ricevuto le cure necessarie per le patologie di cui soffriva mentre era affidato allo Stato. È questa l'ipotesi su cui indaga la Procura di Milano (fascicolo aperto dal pm Roberto Fontana), con accertamenti affidati alla Squadra Mobile; l'ipotesi di reato è di omicidio colposo.
Nei giorni scorsi sono state ascoltate diverse persone, tra cui altri detenuti, anche loro nel regime del 41 bis, e operatori del carcere. Il pm dopo il decesso aveva disposto, oltre agli esami autoptici già effettuati, anche una consulenza medico legale e tossicologica per chiarire sia le cause della morte, sia quali fossero le condizioni di salute di Di Lauro, che già da anni aveva manifestato gravi sintomi, come deliri e allucinazioni, e un evidente tracollo fisico che lo aveva portato a perdere oltre trenta chili durante la detenzione.
Cosimo Di Lauro, primogenito del superboss Paolo alias Ciruzzo il Milionario, era detenuto dal 2005, quando fu arrestato da latitante a Secondigliano. Era stato tra i protagonisti della prima Faida di Scampia: proprio le decisioni da lui prese durante la reggenza del clan avevano portato alla scissione dei Di Lauro, alla nascita del cartello degli Amato-Pagano e quindi alla sanguinosa guerra di camorra da decine di morti.
Morte Cosimo Di Lauro, indagine sull'assistenza medica in carcere
Per i suoi avvocati già dal 2008 l'ormai ex boss aveva dato evidenti segni di squilibrio, tanto da non essere più in grado di sostenere i processi; tesi che non era stata però accettata dagli inquirenti. L'ultimo contatto risale al 2019, quando l'avvocato storico, Saverio Senese, lo ha raggiunto nel carcere milanese dopo aver ricevuto una lettera su cui non era stato scritto nulla. Il 13 giugno, la comunicazione del decesso.
Di Lauro era stato trovato esanime, supino, nella sua cella. L'autopsia ha escluso una morte violenta e ferite autoinflitte ma proprio le condizioni del corpo hanno indotto la Procura di Milano a ipotizzare che la sua situazione di salute non fosse stata adeguatamente seguita in carcere. I funerali si sono tenuti il 21 giugno, in forma strettamente privato come disposto dalla Questore di Napoli.