Morte del piccolo Samuele, precipitato da un balcone: chiesti 18 anni per Mariano Cannio
Il pubblico ministero Barbara Aprea ha chiesto una condanna a 18 anni di carcere per Mariano Cannio, l'uomo accusato di aver fatto cadere dal balcone della casa dove lavorava come domestico il piccolo Samuele, di soli 3 anni. Mariano Cannio, che era in cura presso l'Asl ed assumeva farmaci per problemi dissociativi, indicato anche come soggetto bipolare e schizofrenico, non aveva mai mostrato segni che potessero far preoccupare i genitori del piccolo, fino al giorno in cui compì un gesto totalmente immotivato che costò la vita di Samuele.
L'uomo spiegò di aver avuto un malore, una sorta di capogiro, mentre aveva in braccio il bambino che così precipitò dal balcone dell'appartamento di via Foria, restando ucciso sul colpo. Secondo gli inquirenti però, fin dalle prime battute, non erano convinti di questa ricostruzione, tanto che il giudice per le indagini preliminari Valentina Gallo già nell'ordinanza di convalida del fermo spiegò che:
[..] la circostanza del capogiro, non dichiarata in prima battuta […] non appare credibile allo stato, non reputandosi verosimile che l'indagato avesse avvertito un malore di tale intensità della durata circoscritta all'istante in cui lasciava la presa del bimbo che aveva in braccio [..]
aggiungendo anche che lo stesso Mariano si sarebbe
..dimostrato totalmente cosciente, nei momenti immediatamente precedenti ed in quelli successivi al gesto. Momenti che l'indagato ha descritto infatti con grande precisione..
Di fatto, fin dalle primissime battute della triste vicenda, si era ipotizzato un gesto volontario, seppur senza mai aver trovato un vero possibile movente per questa bruttissima vicenda, sulla quale ora i giudici sono chiamati a dare la loro sentenza.