Minorenni “a bottega” dalla camorra: il clan Amato-Pagano li addestrava per le estorsioni

Il clan Amato-Pagano usava i social per mostrare ricchezza, in modo da attirare i giovani; per le estorsioni venivano usati anche i minorenni, che gli affiliati portavano con loro per farli partecipare.
A cura di Nico Falco
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Minorenni come se fossero "giovani di bottega", apprendisti: i camorristi se li portavano dietro quando facevano le estorsioni, per farli assistere e farli partecipare attivamente. Particolare che emerge dalle indagini che hanno portato all'ordinanza di custodia cautelare per 53 persone (43 in carcere e 10 ai domiciliari), indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione di armi ed altro. I destinatari sono ritenuti affiliati al clan Amato-Pagano, ovvero "Gli Scissionisti", il principale gruppo criminale nato dalla scissione del clan Di Lauro venti anni fa, con la prima faida di Scampia, ed attivo nei quartieri napoletani di Secondigliano e Scampia e nei limitrofi comuni di Mugnano e Melito.

Le indagini, avviate nel 2021, hanno permesso di ricostruire l'organigramma dell'organizzazione, che sarebbe stata retta dai discendenti diretti dei fondatori, ovvero Raffaele Amato e Cesaro Pagano, entrambi detenuti al 41bis. A gestire il clan sarebbe stata Debora Amato, che avrebbe ereditato la guida dopo l'arresto della madre, Rosaria Pagano, anche lei al 41bis. Con la 34enne sarebbero stati ai vertici Gennaro Liguori (marito di una nipote di Raffaele Amato), Domenico Romano (marito di Debora), Enrico Bocchetti (genero di Cesare Pagano) ed Emanuele Cicalese (genero di Raffaele Amato).

Il principale business per il gruppo criminale era quello degli stupefacenti, che veniva gestito anche grazie ad affiliati dislocati in Spagna e a Dubai. E poi c'era il pizzo: "tariffe" differenziate in base alle capacità di pagare delle vittime, imposizione di gadget natalizi, soldi estorti anche alle aziende che lavoravano grazie ai superbonus fiscali e a chi si aggiudicava aste giudiziarie. Gli Amato-Pagano, infine, coltivavano il controllo del territorio e il consenso anche attraverso la gestione delle case popolari, appropriandosi di quelle sfitte per poi assegnarle.

TikTok per mostrare il potere del clan

Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha spiegato in conferenza stampa che il clan usava i social, in particolare TikTok e Instagram, per farsi pubblicità: "mostrava orologi d'oro e macchine e barche di lusso, per esternare il suo potere e la sua ricchezza". Questo, ha aggiunto, "è l'elemento nuovo. In Italia la prima mafia che ha utilizzato i social è stata la camorra, mentre i primi al mondo sono i messicani. L'uso dei social adottati dai giovani, quali sono TikTok e Instagram, è proprio finalizzato a rivolgersi ai giovani".

L'addestramento dei minorenni per le estorsioni

Gli Amato-Pagano reclutavano anche dei minorenni che poi venivano utilizzati anche direttamente per commettere le estorsioni; una consuetudine che gli inquirenti interpretano come "elemento di modernità" del clan. Gli affiliati, ha aggiunto Gratteri, portavano i ragazzini con loro "per addestrarli, non solo per seguire e assistere, ma anche per partecipare all'estorsione"; per questo motivo nell'attività di indagine è stata coinvolta anche la Procura per i Minori.

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