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La mensa dei poveri di Portici rischia la chiusura: non può più pagare la bolletta elettrica

La Mensa del Buon Samaritano a Portici, aperta nove anni fa dall’avvocato Riccardo Russo, rischia di dover chiudere le porte a centinaia di persone che ogni giorno chiedo un pasto caldo. Il motivo? Un debito di 23mila euro sviluppato nei confronti dell’Enel a causa della crisi dovuta alla pandemia. Ora Russo, intervistato da Fanpage.it, chiede un aiuto alle istituzioni.
A cura di Federica Grieco
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Da nove anni la Mensa del Buon Samaritano a Portici, popoloso comune della città metropolitana di Napoli, offre un pasto completo a chi è costretto a lottare da tempo contro una condizione di povertà, ma anche a chi si trova ad attraversare un momento difficile. Gestito da Riccardo Russo, avvocato, la mensa viene finanziata con i ricavi dell'attività di ristorazione, aperta nella stessa struttura, grazie alla quale i minori della zona possono sviluppare delle competenze, allontanandosi dalla strada.

Come denunciato dal consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Alessandro Caramiello, la mensa ora rischia di dover chiudere le proprie porte a centinaia di persone che ogni giorno chiedono aiuto a causa di un debito di 23mila euro accumulato nei confronti della società elettrica Enel.

La Mensa del Buon Samaritano rischia la chiusura

«Volevamo creare qualcosa che si inserisse nel mercato al fine di poter destinare i profitti esclusivamente alla Mensa del Buon Samaritano e di poter formare i minori a rischio di condizionamento camorristico. La solidarietà non può essere solo a carico dello Stato». Racconta così a Fanpage.it la nascita de "La Terrazza" Riccardo Russo, che tempo fa ha deciso di aprire quest'attività di ristorazione non soltanto per dare un futuro ai minori della zona, ma anche per finanziare una mensa che ogni giorno aiuta «dalle 70 alle 100 persone».

Il covid ha però complicato una situazione già molto difficile da gestire. «Avevamo già difficoltà a pagare il personale di una struttura comunque importante – racconta Russo – Poi è intervenuto il covid che ha portato alla chiusura dell'attività di ristorazione, che dura dall'inizio della pandemia». La mensa ha continuato, però, a rispondere alle richieste di aiuto di tutti coloro che erano in una situazione di difficoltà: richieste che, con il progredire della pandemia, sono diventate sempre più numerose.

La sospensione dell'attività di ristorazione ha significato inevitabilmente non avere più entrate con cui finanziare la mensa. Tutto ciò ha comportato l'impossibilità di pagare le bollette dell'energia e ad accumulare un debito di 23mila euro nei confronti dell'Enel. «Abbiamo difficoltà a riprendere l'attività di ristorazione – racconta Russo – le banche non ci danno una mano, perché non siamo commercialmente interessanti.

Inoltre, abbiamo da pagare i fornitori e le altre attività per poter riprendere, ma in questo momento non ce lo possiamo permettere». Se l'Enel staccherà l'utenza, la mensa dovrà chiudere: «Confesso che ho impegnato la mia unica casa di proprietà con le banche». Alle istituzioni Russo rivolge due richieste specifiche: «di intervenire in questo vicenda e un macchinario per il pane, anche in comodato d'uso, per poterlo distribuire alle persone bisognose, visto che il pane è arrivato a costare 2 euro».

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