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Mazzette per smaltire i rifiuti nell’impianto di Tufino: 12 indagati in tutta la Campania

Rifiuti industriali smaltiti abusivamente nell’impianto di Tufino, tra gli indagati anche dipendenti dello Stir che fornivano i propri turni ai complici.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Mazzette per smaltire rifiuti industriali nell'impianto di Tufino in maniera abusiva. Dodici le persone raggiunte questa mattina da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, furto aggravato ai danni della Città Metropolitana di Napoli e corruzione. L'operazione è stata eseguita nelle province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno dai Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e della Sicurezza Energetica di Napoli, assieme ai Carabinieri dei rispettivi Comandi Provinciali. Oltre mille le tonnellate di rifiuti speciali smaltiti in questo modo, con un pesante aggravio di costi per la Sapna stessa (circa 500mila euro), oltre ai danni causati dagli stessi rifiuti, che avevano portato anche a lunghi blocchi del ciclo di trattamento dell’impianto pubblico.

Le indagini dopo le anomalie riscontrate dalla Sapna

Le indagini sono partite dopo alcune segnalazioni della Sapna, la società interamente partecipata dalla città metropolitana di Napoli che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani della area metropolitana del capoluogo campano, che si era accorta di alcune "anomalie" nel trattamento dei rifiuti all’interno dell’impianto di Tufino, nella provincia napoletana: qui infatti la Sapna si era accorta che fossero stati smaltiti rifiuti di provenienza industriale che non avrebbero dovuto esserci in quanto estranei al ciclo di raccolta dei rifiuti urbani. Partite le indagini, è venuto fuori che si era formata una vera e propria organizzazione con imprenditori, autisti di automezzi e dipendenti dell'impianto stesso che avevano messo su un intero sistema che permetteva loro di smaltire i rifiuti industriali in maniera illecita.

Come funzionava il sistema

Il sistema prevedeva che i dipendenti che facevano parte del sistema, per poter eludere il sistema di controllo della Sapna, fornivano i propri turni di servizio ai complici esterni: questi pianificavano così i loro ingressi nell'impianto, sicuri di trovare quindi la strada "libera". A quel punto gli autisti sempre interni al sistema, ma ufficialmente dipendenti di alcune società incaricate della raccolta di rifiuti urbani in alcuni paesi vesuviani, si recavano nello Stir di Tufino per sversare i rifiuti industriali. I dipendenti dello Stir complici venivano poi "remunerati" dal loro capo squadra, in proporzione al contributo fornito. E non solo: per aumentare i propri "guadagni", alcuni degli indagati rubavano anche le bobine di ferro che servivano per imballare i rifiuti, portandole via nascondendole negli autocompattatori. Bobine il cui valore commerciale era di 20mila euro.

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