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Maxi sequestro di droga a Salerno, ricercato siriano: “collegato al regime di Assad”

Ricercato un siriano per il carico di Captagon intercettato a Salerno nel 2020: l’uomo, latitante, avrebbe importanti appoggi nel regime di Assad in Siria.
A cura di Nico Falco
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Sequestro internazionale di droghe sintetiche
Sequestro internazionale di droghe sintetiche

Dietro il maxi carico di Captagon, la droga dei combattenti, sequestrato nel giugno del 2020 nel porto di Salerno ci sarebbe un cittadino siriano, ritenuto vicino alle autorità siriane e quindi al regime guidato dal presidente Bashar al-Assad. Ricostruzione degli inquirenti salernitani, che ha portato alla ordinanza di custodia cautelare in carcere (emessa dal gip ed eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale di Salerno) nei confronti di Taher Al Kayali, classe 1960, indagato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti; l'uomo, che gestirebbe alcune attività commerciali nel porto di Latakia e godrebbe dell'appoggio di familiari di al-Assad, è attualmente latitante e ricercato.

Il Captagon dalla Siria al Libano passando per l'Italia

La misura cautelare è arrivata nell'ambito delle indagini sul maxi sequestro del 2020, all'epoca il più grande mai realizzato: nel porto di Salerno vennero rinvenute 17 tonnellate di Captagon e hashish. Non erano però destinate al mercato locale, quello italiano era soltanto un porto di transito: la merce era partita dalla Siria ed era destinata ad Arabia Saudita e Libano. Il passaggio per Salerno serviva per mascherare la spedizione e fingere che provenisse dall'Italia, in modo da aggirare gli stringenti controlli sulle merci per i carichi provenienti dalla Siria.

Dopo il sequestro le indagini avevano portato all'individuazione dei due presunti responsabili dell'intermediazione logistica, raggiunti da misura cautelare nell'agosto 2021: Alberto Eros Amato, classe 1976, di origini siciliane ma residente in Svizzera, e Giuliantonio Apicella, classe 1972, spedizioniere doganale salernitano. Amato è stato poi condannato a 10 anni di reclusione (pena confermata in appello), mentre per Apicella il processo è ancora in corso a Salerno.

Al Kayali dietro la spedizione di Captagon

Il mittente di quella spedizione, originariamente sconosciuto, è stato poi identificato in Taher Al Kayali. A questa conclusione gli inquirenti sono arrivati sulla base dell'analisi forense di cellulari, da cui sono stati estrapolati messaggi scambiati su whatsapp e telegram con Amato, al quale sono state fornite istruzioni. In particolare, veniva fatta riferimento alla pratica del "tramacco", che consiste nello spostare la merce in altri contenitori "nazionalizzati", in modo da mascherare la provenienza del carico.

Carico di Captagon nascosto in una spedizione di tè sequestrato in Libano
Carico di Captagon nascosto in una spedizione di tè sequestrato in Libano

La collaborazione tra autorità italiane e tedesche

Secondo quanto ritenuto dal gip, si legge nel comunicato a firma del Procuratore Giuseppe Borrelli, il quadro indiziario è stato corroborato dalla collaborazione con le autorità tedesche: presso la Procura di Essen è in corso un procedimento giudiziario per traffico internazionale di stupefacenti provenienti dalla Siria.

In questa collaborazione è stata ipotizzata l'esistenza di una rete criminale ben consolidata e legata alle autorità siriane, con agganci strategici nel porto di Latakia, dove sarebbe attiva una cellula coordinata da operatori doganali, spedizionieri doganali, organi di controllo e altre figure che curerebbero sistematicamente l'invio di enormi quantità di stupefacenti.

Nel mese di aprile 2022, davanti ai magistrati italiani, uno dei principali indagati del procedimento tedesco ha fornito elementi a carico di Al Kayali che la Procura definisce "significativi", oltre "ad informazioni sul vertiginoso business messo in piedi dalle organizzazioni criminali filosiriani, sulla complicità di soggetti addetti ai controlli doganali e sulla riconoscibilità ad ambienti siriani di alcuni esponenti di spicco che gestiscono a Latakia tali affari illeciti".

La Siria inserita nei narco-stati dagli Usa

Lo scorso 22 dicembre il presidente degli Usa, Joe Biden, ha firmato l'annuale National Defense Authorization Act for Fiscal Year 2023, nel quale è inserito anche il disegno di legge noto come "Captagon Act", che inserisce la Siria nei narco-stati, ovvero quelle nazioni dove la commistione tra autorità legittime e narcos è tale che lo stesso Governo viene finanziato dal traffico di droga.

Secondo un lungo reportage del New York Times, datato 5 dicembre 2021 e basato su informazioni raccolte dalle forze dell'ordine in 10 Paesi e interviste con numerosi esperti di traffico di stupefacenti, l'industria della droga in Siria sarebbe gestita da soci e parenti del presidente Bashar al-Assad; il prodotto principale sarebbe proprio il Captagon, diffuso in Arabia Saudita e in altri stati arabi.

La stessa produzione, secondo il quotidiano americano, sarebbe supervisionata dalla Quarta divisione corazzata dell'esercito siriano, elite militare guidata da Maher al-Assad, fratello minore del Presidente. L'esportazione di stupefacenti sarebbe diventata così il principale business del Paese. La crescita esponenziale del traffico sarebbe arrivata con la guerra: avrebbero investito nel Captagon numerosi soci di al-Assad colpiti da sanzioni internazionali: si sarebbe quindi creato un cartello collegato allo Stato, che coinvolgerebbe anche ufficiali militari e commercianti e con contatti anche con Hezbollah.

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