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Maurizio è stato ucciso per un parcheggio: in 4 lo tenevano fermo mentre lo accoltellavano al petto

La Procura di Torre Annunziata: “Una vera e propria spedizione punitiva” contro Maurizio Cerrato, il 61enne di Torre Annunziata, ammazzato la sera del 19 aprile scorso con una pugnalata al petto, dopo essere stato colpito al volto con un cric, per difendere la figlia in una lite per un parcheggio. In quattro avrebbero tenuto fermo Maurizio mentre veniva accoltellato in petto davanti alla figlia.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Maurizio Cerrato e la figlia
Maurizio Cerrato e la figlia

"Una vera e propria spedizione punitiva" contro Maurizio Cerrato, il 61enne di Torre Annunziata, ammazzato la sera del 19 aprile scorso con una pugnalata al petto, dopo essere stato colpito al volto con un cric, per difendere la figlia in una lite per un parcheggio. Maurizio per difendersi avrebbe inizialmente rotto gli occhiali ad uno degli aggressori, ma si sarebbe subito offerto di ricomprarglieli. L'uomo però si sarebbe allontanato e poi sarebbe tornato con altre tre persone. In quattro avrebbero tenuto fermo il povero Maurizio mentre veniva accoltellato in petto davanti alla figlia. Questa la prima ricostruzione dei fatti, secondo la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, retta dal procuratore Nunzio Fragliasso.

Stanotte i carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a undecreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti di 4 uomini, gravemente indiziati per l'omicidio di Maurizio Cerrato, avvenuto il 19 aprile. Si tratta di Giorgio Scaramella (41 anni), Domenico Scaramella (51 anni), Antonio Venditto (26 anni) e Antonio Cirillo (33 anni). Il reato contestato è quello di omicidio in concorso, aggravato dalla premeditazione e da futili motivi.

Il posto auto occupato con una sedia

Le indagini hanno consentito di accertare sia i motivi che la dinamica dell'omicidio e di identificarne gli autori. “La figlia della vittima – è stato accertato dagli investigatori – alcune ore prima dell'omicidio, aveva parcheggiato la propria autovettura sulla pubblica via, occupando uno spazio arbitrariamente occupato dalla famiglia di uno dei fermati con una sedia, che la ragazza aveva spostato per fare posto alla propria autovettura, alla quale, per ritorsione, era stata forata una ruota”. Al ritorno dal lavoro, la ragazza, avendo constatato la foratura della ruota, aveva collocato la sedia sul tetto dell'autovettura della famiglia che utilizzava il posto.

Maurizio colpito al volto col cric

Secondo quanto emerso dalle indagini, tale circostanza aveva dato origine a "una prima aggressione, verbale e fisica, da parte di uno dei fermati, appartenente alla suddetta famiglia, il quale aveva aggredito il padre della ragazza, intervenuto sul posto per aiutare quest'ultima a sostituire la ruota bucata, colpendolo violentemente al volto con il cric della macchina e ferendolo”. Nel corso di questa prima aggressione, Cerrato a sua volta nel tentativo di difendersi aveva rotto gli occhiali del proprio aggressore, ma al termine della stessa, si era offerto di ricomprarglieli.

In 4 lo tenevano fermo mentre veniva pugnalato

Successivamente, l'uomo dopo essersi allontanato in un primo momento, era ritornato sul luogo con altri tre fermati, tra i quali un suo fratello e un altro suo familiare, che avevano immediatamente aggredito e percosso violentemente e ripetutamente il Cerrato, il quale era stato accoltellato al torace da uno dei suoi aggressori, mentre gli altri lo tenevano fermo. Vi è il fondato motivo di ritenere che si sia trattato “di una vera e propria spedizione punitiva nei confronti della vittima”.

Nel corso delle indagini si sono registrate, “assoluta mancanza di collaborazione da parte delle persone presenti al fatto e che avevano assistito all'omicidio, dall'altro alcune condotte di inquinamento probatorio”. Come l'occultamento dell'arma del delitto, il pugnale, la predisposizione di un alibi fittizio da parte di uno dei fermati, il tentativo di lavare subito dopo il fato gli indumenti indossati da un altro dei fermati, rinvenuti già nella lavatrice della sua abitazione poco dopo il fatto.

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