Massacrato dal clan perché non vuole più spacciare: “Volevo cambiare vita, l’ho giurato su mia figlia morta”
In carcere ci era già finito per droga, ma dopo quell'esperienza aveva deciso di cambiare vita. L'aveva promesso a sua moglie, ai suoi due bambini, uno dei quali autistico, e sulla memoria della figlia di 11 anni che aveva perso. E non ha cambiato idea nemmeno quando emissari del clan lo hanno minacciato e massacrato per costringerlo a spacciare: col volto tumefatto si è rivolto ai carabinieri, li ha denunciati e li ha fatti arrestare. Storia che arriva da Ponticelli, periferia Est di Napoli, e che vede protagonista un 45enne di Ponticelli; le misure cautelari sono state eseguite questa mattina dai carabinieri di Cercola: in carcere tre persone, ritenute legate al clan Casella di Ponticelli.
L'uomo si è presentato in caserma lo scorso primo marzo, sul corpo aveva ancora i segni delle percosse. E, nell'esposto, ha raccontato tutto. Di quelli che sono andati a casa sua per obbligarlo a spacciare 7/8 plance di hashish per conto loro, chiedendo in alternativa 10mila euro in contanti, la sua automobile o la casa popolare dove il 45enne vive con la famiglia. Del suo rifiuto, motivato proprio per l'intenzione di cambiare vita, di lasciarsi alle spalle il suo passato e di non avere più nulla a che fare con gli stupefacenti. E del pestaggio arrivato subito dopo, quando i tre, interpretando la sua risposta come un'offesa, lo hanno tempestato di pugni al volto e alla nuca davanti ai familiari.
Durante quel massacro il 45enne aveva tentato di proteggere il figlio per non farlo assistere alla scena, lo aveva coperto col proprio corpo, ma uno dei tre aveva tirato fuori la pistola dalla cintola, gliela aveva puntata in faccia e poi l'aveva colpito ripetutamente al volto col calcio dell'arma. I tre erano andati via soltanto quando la moglie della vittima, tra le urla, aveva detto che avrebbe chiamato la polizia, e avevano portato via lo scooter dell'uomo.