Massacrato dal boss per un’antenna tv, non denuncia per paura: “Ho moglie e figli”
É stato minacciato, attirato in una imboscata, accecato con lo spray urticante spruzzato negli occhi e massacrato a calci e con un tirapugni. Ma lui ha preferito curarsi a casa e non sporgere denuncia. E, anche davanti alle domande degli inquirenti, non ha voluto sentire ragioni: "Conosco bene la persona che mi ha aggredito ma per stare tranquillo non voglio fare il suo nome".
La ragione è facile da intuire: per gli inquirenti responsabile di quel pestaggio è il boss Pietro Ligato, figlio del capoclan defunto Raffaele, finito in manette coi fratelli Antonio Raffaele e Felicia e col presunto affiliato Fabio Papa. Storia che arriva da Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, dove il clan è egemone dopo la disarticolazione dei Lubrano, ricostruita nell'ordinanza che ha fatto scattare le manette per i quattro. La vittima è un vicino di casa, che si sarebbe trovato a battibeccare con lui per banali questioni condominio.
Massacrato dal boss per un'antenna fuori posto
Il motivo sarebbe il perno di un'antenna, che secondo Ligato sarebbe stato fissato nella sua proprietà. Il vicino avrebbe replicato dicendo che a fissarla in quel punto non sarebbe stato lui ma il proprietario dell'appartamento, ma i toni si sarebbero accesi e l'uomo avrebbe finito col dire al boss "se non la finisci ti butto dal tetto, se devo spostare il perno tu sposta la macchina dal mio posto auto condominiale".
Qualche anno dopo l'uomo avrebbe raccontato di quel litigio a Fabio Papa, riferendogli anche le parole che avrebbe detto all'epoca a Ligato. E a questo punto sarebbe stata organizzata l'aggressione, con uno stratagemma. Tramite una conoscenza comune, inconsapevole dell'inganno, Papa avrebbe fatto convocare la vittima col pretesto di un lavoro in muratura da eseguire. Quando il vicino di casa si sarebbe recato all'appuntamento, il 19 luglio 2022, sarebbe stato aggredito.
"Conosco chi mi ha picchiato ma non voglio denunciare"
La notizia del pestaggio arriva però ai carabinieri, che convocano l'uomo l'11 novembre 2022. E lui, anche davanti a loro, nega tutto: non vuole fare nomi, non vuole denunciare. "Maresciallo, io ribadisco che voglio stare tranquillo – dice – quando cammino non voglio problemi, ho un lavoro e non voglio che alla mia famiglia accada qualcosa di male".
"Quel giorno – racconta – stavo andando a piedi a casa di mio figlio, quando sono stato aggredito nelle seguenti modalità: uno dei due soggetti, non ricordo chi, mi ha spruzzato uno spray per farmi lacrimare e sempre la stessa persona che mi ha spruzzato lo spray mi ha aggredito. Sono riuscito a divincolarmi e scappare verso casa di mio figlio con la testa sanguinante".
Non fa mai il nome di Pietro Ligato, piuttosto dice "quella persona del quale non vi faccio il nome". Per gli inquirenti, però, è stato proprio il figlio del boss e gli elementi sono arrivati da diverse intercettazioni. In una, captata nella sua automobile, indica alla moglie un punto, commentando "qua picchiai a quello scemo".