“Mario Paciolla morto prima di essere impiccato”, la Procura di Roma ora indaga per omicidio
Per la morte di Mario Paciolla la Procura di Roma ora indaga per omicidio. Gli inquirenti romani hanno cambiato il titolo del fascicolo aperto sul decesso del cooperante Onu napoletano di 33 anni trovato impiccato in Colombia, a San Vicente de Caguàn, il 15 luglio scorso, da istigazione al suicidio a omicidio. Secondo i primi risultati dell'autopsia, effettuata in Colombia dal medico Vittorio Fineschi, infatti, il giovane originario del quartiere Vomero sarebbe stato già morto quando è stato stretto il cappio intorno al collo. Un dettaglio che potrebbe indicare un tentativo di simulazione di un gesto volontario di suicidio. Mario Paciolla era impegnato in un progetto di pacificazione tra governo e Farc e di riqualificazione di aree utilizzate dal narcotraffico.
"Paciolla era già morto quando gli hanno stretto il cappio al collo"
Sulla vicenda, adesso, indagano i carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell'Arma, specializzato sulla criminalità organizzata e sul terrorismo, su delega della Procura di Roma – indagini assegnate al pm Alberto Pioletti e coordinate dal procuratore Michele Prestipino – in collaborazione con gli investigatori colombiani. Bisognerà attendere ancora qualche mese, però, per avere l'esito finale degli esami tossicologici e delle altre perizie. Tra gli elementi che hanno insospettito gli investigatori, anche alcune anomalie sulla scena del crimine, che potrebbero far pensare a delle alterazioni, così come l'assenza di oggetti personali di Paciolla. Quattro poliziotti colombiani sonosotto inchiesta per intralcio alla giustizia. I poliziotti, dopo il ritrovamento del corpo, avrebbero permesso a un'unità dell'Onu di entrare nell'appartamento e prelevare tutti gli effetti personali di Paciolla.
Sospetti avanzati dalla giornalista Claudia Julieta Duque, amica di Mario, in alcuni articoli su El Espectador. Secondo Duque, il giorno dopo la morte di Mario, alcuni suoi oggetti personali (tra i quali una macchina fotografica, agende, foto, materiale informatico, carte di credito, passaporti e soldi in contanti) sarebbero stati prelevati dall'appartamento, quest'ultimo sarebbe stato ripulito con la candeggina, liberato e messo in affitto. Misure che non sarebbero state autorizzate dalla magistratura. La giornalista racconta che mezz'ora dopo il ritrovamento del corpo di Mario da parte di un funzionario dell'Onu, la Missione avrebbe ordinato agli altri cooperanti presenti a San Vicente di spostarsi a Florencia, capoluogo del Dipartimento del Caquetá.