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La provincia di Napoli controllata dell’Alleanza di Secondigliano: la nuova mappa della camorra

Nell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia la mappa dei clan della provincia di Napoli, quasi tutti legati all’Alleanza di Secondigliano.
A cura di Nico Falco
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La mappa dei clan dell'area metropolitana per aree di influenza: Alleanza di Secondigliano (rosso) e clan legati (arancione), autonomi (azzurro), Mazzarella (giallo).
La mappa dei clan dell'area metropolitana per aree di influenza: Alleanza di Secondigliano (rosso) e clan legati (arancione), autonomi (azzurro), Mazzarella (giallo).

Se Napoli città è sostanzialmente divisa tra l'Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella (coi clan legati al primo cartello in periferia e quelli del secondo nel centro cittadino), la mappa della camorra ricostruita dalla Direzione Investigativa Antimafia (con l'ultima relazione, relativa al secondo semestre 2021) mostra una netta prevalenza del cartello della periferia Nord in provincia: escludendo i comuni di San Giorgio e Portici, la quasi totalità dei clan presenti nell'area metropolitana è legata saldamente ai Mallardo-Licciardi-Contini.

Tra i clan principali attivi nella provincia di Napoli ci sono i Mallardo di Giugliano (ai vertici dell'Alleanza) e i Moccia di Afragola, radicati e ben strutturati sul territorio e dalla spiccata propensione a infiltrarsi nel tessuto economico, al punto da controllare interi settori commerciali tramite attività intestate a prestanomi con le quali riciclare il denaro proveniente dagli affari illeciti. Sottolinea la Dia, riguardo ai due clan:

dotati di un’evidente vocazione imprenditoriale grazie alla quale unitamente agli innumerevoli prestanome attuano quelle procedure tipiche dei cartelli economico-criminali che evolvono in holding imprenditoriali solo apparentemente “pulite”. Si tratta di aziende che mirano all’infiltrazione nei grandi appalti e più in generale nei circuiti per i quali sono previste erogazioni di fondi pubblici con un consolidato interesse verso le attività legate alle due grandi emergenze pre-pandemiche quella dell’accoglienza agli immigrati e quella della tutela ecologica che si muove dal ciclo dei rifiuti alle attività collegate alla transizione ecologica per le quali saranno previsti fondi ad hoc nel c.d. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La misura di come tali organizzazioni camorristiche siano ormai interlocutori privilegiati di frange deviate della locale politica e pubblica amministrazione trova riscontro nel numero degli Enti locali sciolti per mafia o sottoposti alle gestioni commissariali. Tanto che rispetto al fenomeno il Procuratore Giovanni Melillo ha parlato di una “emergenza democratica".

I clan della provincia occidentale di Napoli

Aree: Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Fusaro, Monte di Procida, Miseno, Isole

A Pozzuoli il clan principale resta quello dei Longobardi-Beneduce, che negli anni ha subito diverse rimodulazioni interne conseguenti agli arresti e alle sentenze che hanno colpito gli elementi delle due fazioni. Attualmente si registra la presenza di gruppi emergenti, spesso composti da ex affiliati al clan principale, dediti alle estorsioni a cantieri edili e navali e agli stabilimenti balneari, attivi a Licola e al Rione Toiano. Il lungomare di Pozzuoli resta sotto il controllo di una costola dei Beneduce.

A Quarto, oltre ad una frangia dei Longobardi-Beneduce chiamata "ala quartese" o "gli amici del bivio", si registra la presenza di una frangia del clan Polverino, che la Dia indica ormai come completamente assorbito dal sodalizio Orlando-Nuvoletta.

I clan della provincia settentrionale di Napoli

Aree: Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito, Mugnano di Napoli, Qualiano, Sant'Antimo, Villaricca, Volla.

Il territorio di Arzano, anni fa sotto l'egida del  clan di Lauro, è passato sotto il controllo dei Moccia e degli Amato-Pagano (tramite gruppi interposti) in seguito a una sorta di patto tra i due clan: eliminati i luogotenenti dilauriani, come racconta una inchiesta della Procura di Napoli, il clan di Secondigliano prese il controllo del traffico di droga mentre quello di Afragola i settori delle estorsioni, delle attività commerciali e degli appalti. Quell'accordo però durò poco, portando alla nascita dei clan della 167, di recente coinvolti in un nuovo scontro interno.

Nell'area compresa tra i comuni di Arzano, Caivano, Frattaminore e Frattamaggiore, rileva la Dia nella relazione, tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022 sono scoppiati i contrasti tra i Monfregolo e i Cristiano, le due fazioni che si sono avvicendate alla guida del clan. Col ritorno dei Monfregolo, i Cristiano sarebbero stati costretti ad abbandonare il territorio di Arzano per ripararsi in quello di Frattaminore, sotto l'influenza del clan Mormile (i cui vertici sono imparentati con quelli dei Cristiano), determinando il coinvolgimento negli scontri di questa ultima cosca e dei Pezzella-Ullero (legati ai Moccia).

Il territorio di Melito resta sotto il controllo degli Amato-Pagano (dove le inchieste hanno riguardato anche tentativi di infiltrazione del clan nell'amministrazione comunale), così come la zona di Mugnano di Napoli e, attraverso il gruppo Ferone, il centro storico di Casavatore (nel parco Acacie, invece, il traffico di stupefacenti e il riciclaggio sarebbero gestiti dall'Alleanza di Secondigliano).

 A Caivano, e in particolare nel Parco Verde, il traffico di stupefacenti è nelle mani del clan Sautto-Ciccarelli, legato all'Alleanza di Secondigliano e con propaggini anche fuori regione (come dimostrato da una indagine dei carabinieri conclusa a Bojano, in provincia di Campobasso). Nel Parco Verde parte dello spaccio è gestito dal gruppo criminale Bervicato, colpito da misure cautelari durante le indagini sulla vicenda di Antonio Natale, il giovane di Caivano scomparso il 4 ottobre 2021 e trovato cadavere alla periferia di Caivano due settimane dopo.

Peculiare sicuramente il clan Moccia, egemone ad Afragola, che viene definito dalla Dia "vera e propria holding economico-finanziaria con proiezioni economiche transregionali e strategie criminali silenziose finalizzate a promuovere esclusivamente l'immagine imprenditoriale". La storica si sarebbe negli ultimi anni dedicata completamente all'impero economico creato col riciclaggio "in settori particolarmente remunerativi dell’economia quali ristorazione, turismo, mercati immobiliari e comparto edile, nonché grande distribuzione, appalti pubblici e infine commercio di petroli come ha evidenziato l’operazione “Petrolmafie spa”115 conclusa l’8 aprile 2021".

L'inabissamento del clan Moccia ad Afragola, illustra la Dia, avrebbe lasciato spazio a nuovi gruppi emergenti, più aggressivi, tra cui quello dei Bizarro-Barbato, che si contenderebbero anche il controllo del traffico di droga, affare che il clan aveva sempre evitato. Situazione simile si registra nel vicino comune di Casoria, dove, oltre a frange dei Moccia (come i Tortora e gli Iodice), ci sono gruppi legati all'Alleanza di Secondigliano (e in particolare ai Licciardi).

A Casandrino, Grumo Nevano e Sant'Antimo si registra la presenza dei clan Puca, Ranucci, Verde, Aversano e Marrazzo, storicamente insediati in quei territori; in particolare a Sant'Antimo il clan Puca, sottolinea la Direzione Investigativa Antimafia, "si è dimostrato maggiormente capace di darsi una propria entità imprenditoriale attraverso una costante politica pervasiva del tessuto produttivo e amministrativo locale verosimilmente consolidando un articolato sistema relazionale corruttivo e collusivo con elementi della pubblica amministrazione e dell’economia".

A Giugliano in Campania è indiscussa l'egemonia del clan Mallardo, che oltre ad essere ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano risulta avere solidi rapporti di cooperazione con altri clan attivi nell'area nord di Napoli e nell'agro aversano, coi Polverino e i Nuvoletta di Marano di Napoli, con le famiglie Ferrara-Cacciapuoti di Villaricca e con i Casalesi (fazione Bidognetti) per la provincia di Caserta. Sulla forza economica dei Mallardo scrive la Dia:

sarebbe peraltro comprovata anche dalle proiezioni economico-criminali fuori Regione in particolare dalle attività di riciclaggio in Emilia-Romagna e in alcune Regioni dell’Italia centrale (Abruzzo, Lazio, Toscana) e meridionale (Molise e Basilicata). Riscontri in tal senso pervengono soprattutto dagli esiti delle numerose attività di prevenzione, nonché dai provvedimenti interdittivi che nel semestre di riferimento hanno colpito società riconducibili ai Mallardo.

La forza del clan proverrebbe anche dalla capacità di infiltrarsi nel settore degli appalti. A questo proposito la relazione ricorda lo scioglimento del Comune di Villaricca (6 agosto 2021) e quanto ricostruito dalla Commissione ispettiva nominata dal Prefetto di Napoli:

tra le irregolarità riscontrate, la Commissione ha evidenziato una sistematica violazione della normativa in materia di appalti e del Regolamento Comunale nelle procedure di affidamento dei lavori pubblici. Nel dettaglio ha ricostruito come gran parte degli appalti precisamente 203 su 360 negli ultimi 5 anni fossero stati affidati a 14 imprese che dall’esame dei relativi assetti societari presentano una contiguità con personaggi appartenenti alla criminalità organizzata riconducibile ai clan Mallardo e Ferrara-Cacciapuoti evidenziando “una costante sollecitazione da parte della componente politica per l’affidamento di lavori a tali ditte”.

A Marano, altro comune dove le infiltrazioni hanno portato allo scioglimento dell'Amministrazione, gravitano i clan Nuvoletta, Polverino e, più di recente, gli Orlando (alias i Carrisi). Ad Acerra la Dia rileva la presenza di diversi clan, che si contendono la gestione dei traffici illeciti: gli Avventurato, i Tedesco, i Di Buono (contrastati dai Lombardi), i Mariniello, gli Andretta e i Carofaro.

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I clan della provincia orientale di Napoli

Aree: Nola, Saviano, Piazzolla di Nola, Marigliano, Scisciano, Liveri, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, Sn Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Paolo Belsito, Brusciano, San Vitaliano, Cimitile, Mariglianella, Castello di Cisterna, Pomigliano d'Arco, Cicciano, Roccarainola, Somma Vesuviana, Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia e Pollena Trocchia. 

Nell'area del Nolano la Dia non rileva significative alterazioni degli equilibri criminali, con i Fabbrocino e i Russo che restano i clan principali. Si registrano invece le ingerenze dei clan di Napoli Est, e in particolare di Ponticelli, sui territori di Sant'Anastasia, Cercola, San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma.

A San Vitaliano, Scisciano, Cicciano e Roccarainola il clan egemone resta quello dei Russo, che gode dell'appoggio del clan Cava di Avellino. A San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, San Gennaro Vesuviano e Terzigno i traffici illeciti sono appannaggio esclusivo del clan Fabbrocino; a Terzigno, in particolare, risulta fortemente ridimensionato il gruppo Batti, detto dei Milanesi.

A Poggiomarino le indagini hanno ricostruito l'esistenza di due gruppi principali: il clan Giugliano, articolazione dei Fabbrocino in contatto con la ‘ndrina Pesce-Bellocco di Gioia Tauro, e un altro gruppo, anch'esso denominato clan Giugliano, contrapposto al primo e capeggiato da un pregiudicato vicino allo storico clan Galasso, che è attivo principalmente nel traffico di stupefacenti con contatti sia con la malavita organizzata albanese sia con il clan Formicola di San Giovanni a Teduccio e il clan Batti di Terzigno. Terzo gruppo, quello degli Amoruso, che sarebbe capeggiato da un ex collaboratore di giustizia.

A Brusciano i clan individuati sono i Rega-Piacente, contrapposti al gruppo Palermo. A Pomigliano d'Arco e a Castello di Cisterna a contendersi il predominio restano i gruppi Orefice e D'Ambrosio. A Cicciano le recenti indagini dei carabinieri hanno attestato l'esistenza del clan Nino, operativo tra il 2018 e il 2019. A Somma Vesuviana si registra la presenza dei gruppi De Bernardo, D'Atri e D'Avino, attivi principalmente nel traffico di droga.

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I clan della provincia meridionale di Napoli

Aree: San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant'Antonio Abate, Pimonte, Agerola, Penisola Sorrentina, Casola di Napoli e Lettere.

Il clan Mazzarella avrebbe esteso la propria influenza nell'immediata provincia sud, a San Giorgio a Cremano attraverso il gruppo alleato D'Amico-Luongo di Ponticelli e a Portici, dove invece il clan storico è quello dei Vollaro, legato all'Alleanza di Secondigliano. A San Giorgio a Cremano risulta ancora attivo il clan degli Attanasio-Troia, legato ai Vollaro.

A Pollena Trocchia la Dia registra una ripresa dello storico clan Arlistico-Terracciano. Ad Ercolano operano due gruppi criminali contrapposti, gli Ascione-Papale e i Birra-Iacomino; il primo gruppo è influente anche su Torre del Greco, dove il clan Falanga risulta indebolito dalla detenzione dei vertici.

Più complessa la situazione di Torre Annunziata, dove, accanto allo storico clan Gionta (i Valentini), ci sono i Gallo-Cavalieri e la loro costola dei Gallo-Pisielli, oltre alle nuove leve del cosiddetto Quarto Sistema, con base nel Parco Penniniello, tutte giovani e legate da vincoli di parentela sia ad esponenti dei Gallo-Cavalieri sia ad affiliati del clan Gionta uccisi in epurazioni interne.

A Castellammare di Stabia la disarticolazione del clan Cesarano ha favorito la formazione di un nuovo gruppo criminale che, riferisce la Dia, avrebbe cercato di conquistare le zone dell'area nord con estorsioni a commercianti ed attività imprenditoriali; nonostante i numerosi arresti è ancora operativo il clan D'Alessandro, con roccaforte nel quartiere Scanzano e attivo principalmente nel traffico di droga e nelle estorsioni, oltre ad avere acquisito la gestione monopolistica del settore delle onoranze funebri. Sul territorio sono infine presenti alcuni gruppi satellite, come i Di Somma, i Vitale e gli Imparato (questi ultimi legati ai D'Alessandro ma autonomi nello spaccio nel rione Savorito).

A Boscotrecase il clan principale è quello dei Gallo-Limelli-Vangone, mentre a Boscoreale, e in particolare nel cosiddetto Piano Napoli, sono presenti diversi gruppi criminali, alcuni con legami col Quarto Sistema.

A Pompei opera il clan Cesarano, cosiddetto "clan di Ponte Persica", con diramazioni nella parte nord di Castellammare e nella confinante provincia di Salerno grazie all'appoggio di altre organizzazioni criminali, come quello dei Pecoraro-Renna, e ai legami coi Mallardo e i Polverino.

A Gragnano, Pimonte e Agerola prevale il clan Di Martino, attivo principalmente nella produzione e nel traffico di marijuana coltivata sui Monti Lattari, affare per il quale ha stretto negli anni una forte alleanza col clan D'Alessandro.

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