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Manifestazione per Andrea Covelli, sequestrato e ucciso. Don Coluccia: “A Pianura welfare della droga”

Scarsa partecipazione, a Pianura, alla manifestazione per Andrea Covelli, il 27enne sequestrato e ucciso. Don Antonio Coluccia: “Qui welfare della droga”.
A cura di Nico Falco
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La madre di Andrea Covelli e il consigliere Borrelli alla manifestazione di Pianura (foto Fanpage.it)
La madre di Andrea Covelli e il consigliere Borrelli alla manifestazione di Pianura (foto Fanpage.it)

Una cinquantina di persone, pochissimi giovani. Gli striscioni attaccati alle recinzioni, di fronte le finestre dei palazzi sbarrate. E, nella piccola folla radunata nell'area pedonale di corso Duca d'Aosta, davanti ai cancelli (da tempo chiusi) del parco Falcone e Borsellino, nessun rappresentante della politica locale. Si è svolta così la manifestazione per Andrea Covelli, il 27enne sequestrato e ucciso a Pianura, periferia ovest di Napoli. Appuntamento alle 18 di ieri, ma scarsa partecipazione, un mezzo flop che segue quello di alcuni giorni fa, quando a tentare di portare le persone in piazza era stato un consigliere della municipalità.

Eppure, la storia è di quelle da far accapponare la pelle: un ragazzo di 27 anni rapito davanti a un bar, scomparso per due giorni, fatto ritrovare cadavere, sfigurato e abbandonato in un terreno, semi bruciato forse nel tentativo di distruggerlo per sempre, di non dare nemmeno ai familiari la consolazione di avere un corpo su cui piangere. L'ha urlata, ancora una volta, la madre di Andrea, Rosaria Vicino, le gambe molli per il dolore e i problemi di cuore. Ha chiesto che venissero almeno concessi i funerali in chiesa, già vietati dal Questore di Napoli. Senza quelli, ha detto, "è come uccidere Andrea di nuovo".

Andrea Covelli sequestrato e ucciso a Pianura

Storia terribile, e ancora tutta da chiarire. Perché Covelli, da quello che è emerso fino ad ora, potrebbe essere stato ucciso per una vendetta trasversale. Il ragazzo non risultava legato ai clan del quartiere. Il fratello minore era stato arrestato per droga un paio di anni fa, e ritenuto nell'orbita dei Carillo-Perfetto (in contrasto aperto coi Calone-Marsicano-Esposito), ma secondo fonti investigative era già da tempo allontanato da quel mondo; versione sostenuta anche dai familiari, per i quali il ragazzo "non faceva la malavita", non era mai stato organico alla camorra.

La sera del 29 giugno Covelli aveva preso dei cornetti a Fuorigrotta. Era tornato a casa e ne aveva lasciati un paio per la famiglia. Ne aveva comprati un paio in più per portarli ad un'amica che abita a Soccavo. Aspettava che lei lo contattasse ma poi, verso le due del mattino, aveva deciso di avviarsi. Così, quando lei le avrebbe scritto sul cellulare, lui sarebbe già stato sotto casa sua.

Di quello che è successo dopo, resta la ricostruzione sommaria, quella delle telecamere di sorveglianza di alcuni esercizi commerciali. Due persone si avvicinano a Covelli, che è ancora col cellulare in mano. Lo costringono a salire sul loro scooter, uno dei due si mette alla guida del mezzo del 27enne e insieme partono verso Pianura. Le telecamere li riprendono lungo via dell'Epomeo, alla rotonda di don Giustino, in via Padula e, ultima traccia, all'altezza di via Comunale, verso l'incrocio che porta in via Pignatiello. La strada dove sarà trovato senza vita due giorni dopo.

Il contesto in cui è maturato l'omicidio sarebbe proprio quello degli scontri tra i Calone-Marsicano-Esposito e i Carillo-Perfetto, contrasti nei quali potrebbero essere inquadrati anche gli ultimi episodi avvenuti in zona: un giovane ritenuto legato al primo gruppo e colpito in faccia con un proiettile, l'altro, che al contrario potrebbe essere vicino al secondo gruppo, che ha detto di essere stato sequestrato e ferito con un attrezzo da giardino.

Don Coluccia: "A Pianura welfare della droga"

All'incontro di ieri sera hanno partecipato il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e Stefania Mautone, esponente dello stesso partito e organizzatrice della manifestazione. Successivamente è arrivato anche don Antonio Coluccia, sacerdote vocazionista e fondatore dell'Opera Don Giustino Onlus, che da anni opera in quartieri romani come San Basilio e il Laurentino e che per il suo attivismo contro lo spaccio di stupefacenti vive sotto scorta.

"Tutta la comunità si deve indignare – ha detto il prete al microfono – oggi è toccato a questo ragazzo, domani toccherà a qualcun altro. Ho visto poca gente, ma non mi aspetto tanta gente. Comprendo quelli che hanno paura, ma accanto alla porta della paura c'è anche quella del coraggio. La Costituzione dice che la Repubblica rimuove gli ostacoli. La camorra, in questo territorio, è un ostacolo. Uomini e donne di buona volontà non possono rimanere spettatori.

A Pianura c'è un welfare della droga, più volte tante mamme coraggio mi hanno contattato. Più volte ho cercato di portare via da questo territorio ragazzi assoggettati a questi criminali. Anche stasera, in questa piazza, ci sono occhi e orecchi dei camorristi. Noi siamo venuti per farci ascoltare, per dire che non abbiamo paura. L'omertà non è un'attitudine cristiana. Se io vedo qualcosa, qualcuno, io devo parlare, segnalare alle forze di polizia. L'infame non è il poliziotto, il carabiniere, l'infame sei tu che ti giri dall'altra parole, è lo spacciatore, il camorrista. Non chi denuncia".

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