Ieri a Napoli, alla stra-annunciata manifestazione contro il passaporto vaccinale – che per la quasi totalità degli aderenti era anche una protesta contro il vaccino Covid-19 – c'erano due persone appena. C'erano tanti giornalisti e sul piazzale antistante la stazione ferroviaria di piazza Garibaldi sono passati più venditori di calzini che aderenti al popolo no-pass.
Perché una così scarsa aderenza? Anzitutto c'è un problema di divisione interna del variegato arcipelago di attivisti, ex politici di destra, youtuber, tik toker, pseudo operatori dell'informazione, pseudo medici eccetera che portano avanti questa "battaglia" contro il vaccino (anzi ‘i' vaccini). Ieri a dare forfait è stata la sigla "Basta dittatura" che ha bollato come dannosa l'annunciata occupazione dei binari delle stazioni ferroviarie. La paura ha fatto 90 per qualcuno che ha evidentemente subdorato il cambiamento di clima intorno alle mobilitazioni no-vax.
Negli ultimi giorni le azioni illegali compiute – insulti a politici, diffusione di numeri di cellulare di medici virologi e infettivologi, annunci di occupazioni delle sedi della Rai, hanno fatto fare il ‘salto di qualità' alla protesta, finita sotto la lente della Digos in tutte le principali città italiane. Nei mesi scorsi c'era stata una ‘tolleranza', quasi una sottovalutazione da parte delle forze dell'ordine che non giudicavano pericolose le proteste che di solito avevano come concentramento piazza Dante.
Ora non è più così: a Napoli ovviamente gli elementi apicali della protesta, i portavoce, sono stati per così dire "inquadrati". Non vi sono indagini per notizie di reato, ma è chiaro che il clima è cambiato: il massiccio spiegamento di forze di ieri davanti alla stazione di piazza Garibaldi ne è la dimostrazione.
Toccherà capire ora cosa farà l'altra ala della protesta partenopea, quella che più politica e orientata verso l'estrema destra. Oggi, 2 settembre, è annunciata una doppia mobilitazione al Centro Direzionale durante un annunciato intervento del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e davanti alla sede della giunta regionale, in via Santa Lucia Il governatore come si sa, "dolce di sale" non è, difficilmente si tirerà indietro davanti allo scontro verbale, anche quello più duro.