Minacce e estorsioni: così i ‘magliari’ napoletani volevano esportare la camorra in Veneto e Friuli

Costringevano con la violenza i commercianti a sottostare alle "loro" regole, imponendo una sorta di controllo economico del territorio con modalità tipiche dei clan di camorra. Da semplici venditori ambulanti, con un passato tuttavia già travagliato per rapporti con un sodalizio criminale camorrista, si stavano imponendo con la forza anche dall'altra parte d'Italia, tra il Friuli Venezia Giulia ed il Veneto Orientale. Nove persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Trieste, assieme alla Direzione Investigativa Antimafia, e si trovano ora in carcere. Si tratta per lo più di "magliari", termine che indica i venditori ambulanti soprattutto di tessuti di basso costo, e conosciuti invece nella zona del Triveneto come "mercatari".

Tra le accuse c'è anche il metodo mafioso
Tutti i nove soggetti sono indagati a vario titolo per estorsione aggravata dal metodo mafioso: avrebbero infatti costretto attraverso quelle che la Guardia di Finanza definisce "reiterate condotte intimidatorie" diversi commercianti locali a sottostare alle proprie regole, danneggiando in questo modo anche l'economia locale, costretta a districarsi tra minacce ed estorsioni, con la paura di potersi ritrovare o coinvolti loro malgrado in questo sistema criminale "accettandolo", oppure di ritrovarsi alle prese con ritorsioni vere e proprie che ne avrebbero messo a repentaglio sia l'incolumità loro che quella di chi era loro vicino.
Spedizioni punitive per "convincere" chi non pagava
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Direzione Investigativa Antimafia ed il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Trieste guidata dal Colonnello Leonardo Erre e coordinate dal Procuratore della Repubblica Antonio De Nicolo e dal Sostituto Procuratore Massimo De Bortoli della locale Direzione Distrettuale Antimafia, uno degli "obiettivi" del sodalizio era la manifestazione fieristica estiva "I Giovedì del Lido del Sole" che si tiene a Bibione, in provincia di Venezia, dove vengono promossi artigianato ed aziende agricole locali.
Anche in altre fiere il "cartello" stava cercando di imporsi attraverso perfino vere e proprie spedizioni punitive che avvenivano con armi per far capire agli imprenditori locali di non opporre resistenza. I guadagni erano anche consistenti: in casa di uno degli indagati sono state trovate anche 100mila euro in corone della Repubblica Ceca, frutto di conti correnti esteri nei quali venivano accumulati ingenti somme frutto di cessioni "in nero" di merce contraffatta e false fatture. Fondamentali in questo caso i cani cinofili addestrati al ritrovamento di denaro contante. In un'altra perquisizione è emersa invece una pistola con matricola abrasa, armi bianche ed altro denaro contante: tutto ora sequestrato dai Baschi Verdi.