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Ma davvero qualcuno credeva ci sarebbe stata l’invasione dei maranza a Napoli?

L’invasione dei maranza al Sud annunciata sui social non c’è stata. Ma qualcuno ci aveva creduto per davvero? Alla fine, il “dissing” è esistito solo in Rete.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La temuta "invasione" dei maranza dal nord per "conquistare il Sud" non c'è stata. Ovviamente. Nessun assalto ai treni è avvenuto, né rocambolesche discese verso il Meridione. Tanto rumore per nulla, parafrasando il titolo di una delle più note opere di Shakespeare (ambientata, tra l'altro, proprio nel Sud Italia). Ma riesce difficile credere che qualcuno avesse davvero pensato che ci sarebbe stata una sorta di "calata dei barbari dal nord". I messaggi, da una parte e dall'altra, ci sono ovviamente stati: gli annuncio video, sui social, non si erano sprecati nei giorni scorsi e forse sulla falsariga di quanto visto a Roccaraso (vicenda che meriterebbe un approfondimento a parte), qualcuno ha finito per crederci davvero.

Intendiamoci: lo Stato e le forze dell'ordine non hanno sottovalutato il rischio, perché in questi casi sarebbe la cosa più sbagliata da fare. Ma prese le dovute precauzioni e senza scavare trincee, tutto è stato gestito correttamente e senza eccessivo allarmismo, né tantomeno sottovalutazione della questione. Il problema, semmai, è un altro.

In Italia si passa dalla facile isteria alla pressappochismo nel tempo di un reel sui social. I video di certi personaggi che annunciavano "l'invasione" e quelli dei meridionali pronti alla battaglia, facevano più sorridere che preoccupare. Siamo pur sempre in un Paese dove si assiste, di tanto in tanto, a "battaglie" reali, come quella in autostrada del 9 gennaio 2023 tra ultras napoletani e romani, nel territorio "neutro" dell'area di servizio toscana Badia Al Pino, la stessa dove nel 2007 morì il tifoso laziale Gabriele Sandri.

Ben diverso è il dissing tra maranza settentrionali e tamarri meridionali di questi giorni: sebbene le due parole siano sinonimi tra loro, condividendo anche la stessa origine etimologica meridionale (entrambe, infatti, ricalcano due parole arabe che significano banalmente "melanzana" la prima e "venditore di datteri" la seconda), lo scambio di "minacce" via social appariva più simile ad un trend di TikTok che ad un avvertimento. L'enorme mole di reel, parodie, meme, e via dicendo, aveva fin da subito fatto intendere che non sarebbe avvenuto nulla. Ma l'atteggiamento giusto, ribadiamolo, è stato quello delle forze dell'ordine, che hanno "monitorato" la situazione senza esasperarla, dal momento che si trattava appunto di palesi ragazzate, ma restando comunque pronti ad intervenire nel caso qualche altro "gruppo", magari di adulti e spinti da altri interessi, avesse provato a sfruttare l'onda per creare il caos.

Tuttavia, se le forze dell'ordine hanno avuto un atteggiamento corretto nell'affrontare la vicenda, ben altro si può dire da parte di molti media, che ad un certo punto hanno finito per considerare come reale una minaccia che non esisteva, se non appunto nello scontro a mezzo social. E questo deve fare riflettere.

Siamo nella terza era dei social: dopo quella lenta e quella veloce, ora è il turno dell'istantanea. Le cose "girano" su internet praticamente in tempo reale e diventano virali. Tocca a chi in questo mondo ci lavora premere pausa e riflettere su come trattare un argomento senza sbatterlo in prima pagina come gesto preliminare. Senza criminalizzare nessuno: capire cosa succede è un passaggio fondamentale prima di spiegarlo a chi, magari, non sa neanche cosa sia un "maranza". Perché altrimenti si rischia il cortocircuito, in un momento storico dove è fondamentale essere precisi, soprattutto in altri settori.

La Storia accelera. Ora tocca a noi che la stiamo vivendo decidere di prendere il volante e guidarla oppure farci portare a spasso senza controllo. Augurandoci che non ci siano curve nelle quali, poi, sarebbe molto difficile mantenere la strada.

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Giuseppe Cozzolino, giornalista, classe 1984. Laureato in Lingue Straniere, lavoro con Fanpage.it dal 2012, attualmente in forza alla redazione di cronaca di Napoli. Videogamer e appassionato di musica, di cani e di storia, soprattutto antica.
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