Luciano De Crescenzo, le sue parole emozionanti per lo scudetto del Napoli sono eterne
Ci sono parole destinate a restare in eterno, come pronunciate ieri. Anche se Luciano De Crescenzo non c'è più da qualche anno, le sue parole restano belle, potenti e commoventi. Sono quelle che il Corriere della sera nel 1987 riportò in occasione del primo scudetto del Napoli: «C'è chi la squadra del cuore se la sceglie e chi se la trova addosso nascendo, così come scopre di avere un padre, una madre e una sorella. È il mio caso: credo di essere stato tifoso del Napoli da quando ho avuto uso di ragione. », scrive.
E poi continua:
Questo del tifo è proprio un sentimento incomprensibile. Per processi razionali, andatisi a formare nel tempo, oggi, rifiuto il concetto di campanile; a parole vorrei essere europeo, se non addirittura mondiale o cosmico. Eppure tra tutte le caratteristiche napoletane che tendo a espellere, quella della credo, sia la più difficile da eliminare.
Malgrado riseda di Roma, ogni volta che vado a Napoli soffro il chiasso, il traffico e l'invadenza dei napoletani. Racconto una Napoli mia, probabilmente inesistente, o quanto meno solo desiderata, e rimuovo ogni altra immagine che contraddica le mie storie. Ho sempre sentito il bisogno di un segnale positivo che arrivi dal Sud, un segnale in cui credere; un'inversione di tendenza in cui sperare. Potrebbe essere lo scudetto.
Un evento che di sicuro va al di la del fatto sportivo. Per chi ama Napoli, per chi una volta la settimana, la domenica, si è un po' emozionato nel sentire i risultati, per chi con gli occhi ha sempre cercato tra le righe di stampa quella N maiuscola che avrebbe potuto parlare della sua città, oggi e un, grande giorno.
Non me ne chiedete il perché, non saprei rispondere.
Spero solo che i miei concittadini, da oggi in poi, sentano tutti l'orgoglio e la responsabilità di questa vittoria.