Il 18 luglio 2019 dicevamo addio a Luciano De Crescenzo, morto a novant'anni.. Non avrebbe visto due successivi anni terribili del nostro mondo fatti di pandemie globali e paure, intorno alle quali, probabilmente, avrebbe saputo ironizzare e recuperare dal passato dei nostri avi Greci e Romani, saggi consigli e prospettive laterali per affrontare un presente inquietante.
Luciano non c'è più, c'è la sua eredità culturale, vastissima. Ci sono i suoi tanti progetti che ancor oggi, piano piano, nelle mani della figlia Paola, del nipote Michelangelo e del genero Raffaele e del suo storico agente Enzo D'Elia continuano a dar frutti. Uno di questi ad esempio è l'associazione "Amici di Luciano De Crescenzo".
A Napoli, nel quartiere Chiaia, c'è oggi un vicoletto che porta il nome di Luciano, vicino vico Belledonne. E c'è anche un grosso murale ai Quartieri Spagnoli che lo ritrae sornione e sorridente sulla salita di vicoli intrecciati come un cesto di vimini. Ci sono le sue fotografie esposte permanentemente in un locale di piazzetta Nilo, nel cuore dei Decumani.
C'è tanto di Luciano De Crescenzo a Napoli: le librerie hanno pareti intere dedicate al poliedrico filosofo-ingegnere-scrittore-regista, le fotografie, ci sono i film che le tivvù locali mandano a rullo ogni domenica: Così parlò Bellavista; Il Mistero di Bellavista; 32 Dicembre e così via.
Luciano De Crescenzo è dunque vivo più che mai. Ma attenzione: occorre preservarne la memoria pubblica, raccontarlo ai giovani. È un vantaggio per tanti motivi: egli fu popolare divulgatore di filosofia e portabandiera della napoletanità (e della napolitudine) nel mondo. Consentirgli di divulgare ancora (anche usando modi nuovi) è una opportunità eccezionale per i ragazzi.