Luca, morto a 15 anni: sotto analisi sushi, farmaci usati ed eventuali problemi di salute non diagnosticati
Ci sono ancora tanti elementi da approfondire nella storia di Luca Piscopo, 15 anni, studente di Soccavo, periferia Ovest di Napoli, morto nel sonno dopo un malore forse conseguente un pranzo etnico avvenuto 9 giorni prima. Luca, dopo il pranzo di sushi in un noto ristorante al Vomero, di quelli che usano la formula all you can eat (paghi un forfait e mangi quel che riesci a mangiare) era stato male, idem le sue amiche. Curato dal medico di base, non si è più ripreso. La sua morte ha provocato uno choc: la famiglia di commercianti è conosciuta e stimata in un quartiere napoletano che è come un piccolo paesino.
L'inchiesta sulla morte di Luca Piscopo
L'inchiesta è stata aperta qualche giorno fa, ci sono stati di recente nuovi sopralluoghi al ristorante e la Procura ha iscritto – come atto dovuto – il ristoratore e il medico di base del ragazzo nel registro degli indagati. Ma i pm Federica D’Amodio e Luigi Landolfi non possono e non vogliono lasciare nulla di non approfondito, di non chiarito: le analisi sono sugli alimenti consumati – in particolare sul pesce crudo abbattuto termicamente – e non solo.
Sono anche sui farmaci usati per curare il ragazzino che, insieme alle amiche con le quali era andato a pranzo, aveva dopo poche ore accusato un malore, forse conseguente una intossicazione alimentare. Parliamo di un antipiretico per la febbre, di fermenti lattici per i disordini intestinali e di un antibiotico. L'autopsia chiarirà anche un altro fondamentale aspetto: se Luca, brillante studente del liceo Pansini, avesse o meno patologie non diagnosticate. «Era sano» sostengono i genitori, Maria Rosaria e Antonio Piscopo, distrutti ma intenzionati ad andare fino in fondo, attraverso l'avvocata Marianna Borrelli.
I ristoranti giapponesi a Napoli
C'è poi un altro aspetto conseguente il grande clamore generato dalla notizia della giovane vita spezzata: la "caccia al ristorante". A sfogarsi con Fanpage.it è un noto gestore di ristorante giapponese che comprensibilmente chiede l'anonimato: «Un ragazzino è morto…penso ai genitori. È una storia orribile, se vi fosse una minima responsabilità del ristoratore è la prima cosa che va chiarita e alla svelta. Ma la ‘caccia alle streghe' contro la ristorazione rischia di gettare ombre ingiustificate su tutti gli esercenti, non solo su quelli che hanno una attività al Vomero. Lavoriamo secondo protocolli rigidi e con tutte le accortezze, è assurdo parlare genericamente di "ristorante giapponese". Sono in ballo posti di lavoro, si facciano i nomi, senza gettare tutti nel mucchio».