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Loredana Belluno arrestata: in 200mila su Tiktok seguivano i suoi video del “trash di lusso”

Sul social dei video la 41enne, finita in manette col marito, continua a mostrare lusso e sfarzo. Ravveduto: “Dato importante è la costruzione di una post-verità”.
A cura di Nico Falco
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"Vi voglio assicurare che sto a casa mia". Dal suo palcoscenico personale di TikTok Loredana Belluno rassicura i fan: la sua assenza sui social è dovuta a problemi di salute, non giudiziari. Il video è stato pubblicato mentre si diffondeva la notizia dell'arresto. In manette, per droga, è finito anche il marito, Luigi Sorrentino; per lui è stato disposto il carcere, per lei erano stati disposti gli arresti domiciliari (misura poi rigettata dal gip) nell'abitazione che è anche la sfarzosa quanto kitsch scenografia della sua vita virtuale. E il profilo, intanto, continua a macinare interazioni: quasi 10mila follower e 200mila "mi piace" in più.

Loredana Belluno arrestata col marito

I due sono accusati di detenzione ai fini di spaccio in concorso, con l'aggravante di avere agito per favorire un clan. I carabinieri hanno trovato nell'appartamento orologi di lusso, 20mila euro in contanti e decine di dosi di cocaina. Ieri, 2 febbraio, si è tenuta l'udienza di convalida per marito e moglie (assistiti dall'avvocato Antonio Rizzo); per l'uomo, che era già ai domiciliari a scontare un residuo di pena, il gip ha applicato la custodia cautelare in carcere, mentre per la donna il giudice ha rigettato la richiesta di misura cautelare, disponendo l'immediata liberazione. Entrambi restano indagati ma è stata esclusa l'aggravante mafiosa.

Sorrentino era già finito in carcere per lo stesso reato in passato, nel febbraio 2021 era stato trovato dai carabinieri con la cocaina nell'auto ed era stato detenuto fino a maggio. A poche ore dall'arresto del 31 gennaio, però, la 41enne era già tornata sui social per dare la sua verità. Per mostrare, ancora, quella vita che le ha fatto guadagnare oltre 200mila follower (quasi 10mila arrivati dopo l'arresto), molti dei quali pronti a credere a qualsiasi cosa dica senza farsi troppe domande.

Nel video la donna racconta una storia dettagliata, che Fanpage.it preferisce non riportare in quanto, a prescindere dalla veridicità, tocca argomenti sanitari e molto delicati. Un altro video, pubblicato il 1 febbraio e cancellato poco dopo, serve a lanciare un altro messaggio: non parlate di me, quando avete i vostri guai.

È indicativo che abbia sentito la necessità di rivolgersi subito al suo pubblico, probabilmente consapevole che molti "seguaci" avrebbero creduto alla sua storia e l'avrebbero aiutata a diffonderla: tra i commenti di molte notizie che la riguardano sono infatti molti a ribattere dicendo che non è vero nulla, che è stata ricoverata in ospedale. È un esempio della potenza dei social, che in questo casi possono anche piegare la realtà alla logica del "mi piace".

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Ravveduto: "Realtà trasformata per soddisfare le aspettative dei follower"

Per Marcello Ravveduto, docente universitario e studioso di comunicazione mafiosa, questo tipo di comportamento ha una motivazione ben precisa che ben si inquadra nel contesto. Spiega a Fanpage.it:

Il dato più importante che emerge è la costruzione della post-verità. Non una bugia, ma una verità ideologica che trasforma la realtà nelle aspettative dei follower. La protagonista mette avanti la sua verità di tiktoker rispetto alla realtà criminale di cui è accusata. La produzione di contenuti diventa più importante del contesto di appartenenza, sebbene questo risalti nel sottofondo. L'accusa, così, prende la forma di una persecuzione, una sorta di invidia per la visibilità raggiunta. Il lusso, la ricchezza, lo sfarzo sono i "veri" i pilastri della sua attività di influencer. Un racconto che affascina chi guarda perché offre la concreta possibilità di mutare l'assenza di istruzione e di competenze professionali in protagonismo sociale attraverso la leva del glamour.

La verità ideologica sta tutta qui: se sei ricco e lo sai raccontare c'è un pubblico disposto a seguirti, senza farsi troppe domande sulla provenienza del denaro. Se vivi nel lusso tutto ti è permesso perché appartieni a un'élite la cui unica verità è il successo. Non conta se sei inquisito per spaccio di droga, ciò che è importante è quello che ti offrono i soldi guadagnati. Gli "altri" possono anche dimostrare che sei criminale ma è solo una verità tra le tante per questa può cambiare a seconda di chi osserva e ascolta, a seconda di ciò in cui si vuol credere.

I video del trash di lusso su TikTok

Ma come è arrivata a raggiungere 201mila follower 3.3 milioni di "mi piace" (200mila dei quali successivi all'arresto)? La risposta è probabilmente nel contorno. Che, in questo caso, diventa centrale. Scenette di vita quotidiana, balletti improvvisati e accessori e vestiti appena comprati sono contenuti piuttosto comuni sul social network. Lo sfondo, invece, è caratteristico: orologi preziosi e gioielli, ma soprattutto mobili bianchi coi simboli di Versace, pareti di marmo nere, anche statue e colonne nel soggiorno non sono certo da tutti. L'idea di ricchezza, di lusso, l'imitazione delle ville holliwoodiane che sfocia nello scimmiottamento. Attirano commenti ironici, come quelli ricorrenti di chi chiede se si possono acquistare anche con la fedina penale pulita, ma la verità è che a molti piacciono perché piace lo sfarzo che rappresentano.

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Il tatuaggio "Famiglia Sorrentino"

I riferimenti alla malavita sono assenti. Tranne per un particolare, "in codice", che si vede in uno dei video: c'è la mano di un uomo, presumibilmente Luigi Sorrentino, ed il tatuaggio sul dorso è bene in evidenza. C'è un kalashnikov e sotto due numeri, il 6 e il 17, che indicano la sesta e la diciassettesima lettera dell'alfabeto: "F" e "S", come Famiglia Sorrentino.

Si tratta di un tipo di sigla già vista in determinati contesti ed utilizzata, praticamente come un brand, per indicare l'appartenenza a un gruppo criminale: è il caso di ES17, "marchio" che riporta al baby boss Emanuele Sibillo, ma anche dei vari "6.11" che fioccano su certi profili Tiktok e indicano il clan Mazzarella o i "6.5" che stanno per "Famiglia Esposito".

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La 41enne figlia del boss Squagliamaronne

Loredana Belluno, anche lei come il marito già nota alle forze dell'ordine, ha una parentela pesante in certi ambienti: è infatti la figlia del boss deceduto Mario Belluno, noto all'anagrafe di camorra con uno dei soprannomi più curiosi del panorama criminale: "Squagliamaronne". Nel 2008, allora 55enne, fu destinatario di un provvdimento di sequestro beni per 5 milioni di euro: per gli inquirenti era un elemento di primo piano della "Nuova Mala Flegrea", federazione di clan dell'area occidentale di Napoli all'epoca guidata da Bruno Rossi, successivamente divenuto collaboratore di giustizia.

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