L’ordine dal carcere per vendicare il baby boss: “Devono sentire lo stesso dolore mio e del padre”

Dopo la morte di Antonio Gaetano, ferito sul lungomare di Napoli nel marzo 2023 e deceduto oltre 10 giorni dopo in ospedale, il boss Emanuele Marsicano aveva ordinato dal carcere una vendetta, dando disposizione agli affiliati perché recuperassero una sua pistola e uccidessero due appartenenti al clan rivale. Emerge dall'ordinanza che è stata eseguita questa mattina dalla Squadra Mobile di Napoli tra i quartieri di Pianura e Fuorigrotta, nei confronti di 12 persone, ritenute legate ai due clan in lotta, i Calone-Marsicano-Esposito e i Carillo-Perfetto.
La vendetta del boss Marsicano dal carcere
Dinamiche di camorra, con una particolarità: sono tutti giovanissimi. I fatti risalgono al marzo 2023. Antonio Gaetano, detto "Biscotto", aveva appena 19 anni. A sparare sul lungomare di Napoli sarebbe stato Emanuele Bruno, che ne aveva 21, e che viene classificato come "un personaggio di allarmante pericolosità sociale ad onta del dato anagrafico".
E il capoclan che avrebbe organizzato la vendetta, Emanuele Marsicano, ne aveva 25. Lo avrebbe fatto tramite un telefono mentre era detenuto a Tolmezzo: già precedenti indagini avevano dimostrato che il ragazzo, anche dietro le sbarre, aveva accesso a cellulari. In una intercettazione datata 24 marzo, ovvero il giorno dopo la morte di Gaetano, Marsicano dice: "Devono sentire lo stesso dolore che sto sentendo io e il padre da ieri".

L'agguato sul lungomare di Napoli
Le intercettazioni, insieme ad altre conversazioni confluite nel compendio probatorio e alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, indicano Bruno, soprannominato "Recchiolone", come responsabile dell'omicidio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il ragazzo esplose almeno sei colpi di pistola contro Gaetano, che era in automobile all'altezza dello chalet "da Pasquale". E lo avrebbe fatto per futili motivi: Bruno e i suoi sodali avrebbero ritenuto la vittima responsabile di offese personali nei suoi confronti.
"Biscotto" era in auto con due amici, era seduto sul lato passeggero anteriore, venne colpito subito dopo essere sceso dall'auto. Il primo a soccorrerlo fu l'amico 27enne che era alla guida, il terzo ragazzo era seduto dietro. Nell'immediato vennero ascoltati dai poliziotti nel pronto soccorso dell'ospedale San Paolo il conducente dell'automobile e diversi parenti di Gaetano, tra cui il padre (tra i destinatari dell'ordinanza eseguita oggi), la madre, due zii e un cugino.
L'autista dell'automobile, dopo aver distrutto il proprio telefono, fornì informazioni false agli investigatori. Però in diverse occasioni, mentre gli inquirenti erano in ascolto, i familiari della vittima hanno fatto il nome del presunto assassino.