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L’omicidio di Mario Palma: il caffè con l’assassino, poi le 90 coltellate. Il nipote ha confessato

Un 27enne è stato sottoposto a fermo per la morte di Mario Palma, l’81enne ucciso nel rione Loggetta, a Napoli, nel novembre scorso. È nipote della vittima.
A cura di Nico Falco
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L'edificio dove è stato ucciso l'81enne, nel rione Loggetta, a Napoli (foto Fanpage.it)
L'edificio dove è stato ucciso l'81enne, nel rione Loggetta, a Napoli (foto Fanpage.it)

Mario Palma si era intrattenuto col suo assassino, in un clima cordiale: aveva fatto il caffè e lo avevano bevuto insieme, avevano fumato qualche sigaretta. E poi erano partite le coltellate: una novantina di fendenti, prima in cucina, poi nel corridoio, quindi nel soggiorno, dove l'anziano si è accasciato al suolo. Ricostruzione degli inquirenti che evidenzia l'estrema ferocia con cui l'81enne è stato ammazzato. Oggi è scattato il fermo per un nipote, Massimo De Solda, accusato di omicidio aggravato. Il giovane in passato è stato più volte arrestato per droga e nel 2017 è stato ferito in un agguato nel Rione Traiano. Durante l'interrogatorio avrebbe confessato il delitto.

Anziano ucciso in casa, fermato il nipote

L'omicidio risale a 19 novembre 2023. Il corpo di Palma era stato rinvenuto a faccia in giù nel soggiorno del suo appartamento al piano ammezzato del rione Loggetta, al civico 10 di via Mario Gigante, dove l'uomo viveva da sempre. A far scattare l'allarme era stata una vicina di casa: aveva notato delle tracce di sangue sul pianerottolo e sulla porta e aveva telefonato al fratello dell'anziano, che era arrivato e, col doppione della chiave, aveva aperto l'uscio. La casa era in ordine, ma cassetti e mobili della stanza da letto erano stati aperti.

Sin dai primi momenti le indagini si erano concentrate sull'ipotesi che a uccidere Palma fosse stato un familiare: l'uomo era molto diffidente con chi non conosceva e non faceva entrare mai nessuno in casa. E il 27enne poteva rientrare nella cerchia delle persone fidate, in quanto familiare. Dalle prime analisi sul cadavere l'orario della morte era stato individuato nella mattinata.

L'assassino si era ferito: trovato anche il suo sangue

Sarebbe stato proprio nella foga delle novanta coltellate che l'assassino si sarebbe ferito, lasciando il suo sangue misto a quello della vittima. Avrebbe anche cercato di pulirsi: tracce ematiche sono state rinvenute sul lavandino, mischiate al sapone. Il dna, ricavato da quei reperti, ha portato all'identificazione del 27enne, anche lui di Soccavo.

Ulteriore riscontro è arrivato dalle tracce biologiche lasciate sui mozziconi di sigarette e sul bicchierino da caffè, dove è stata trovata una impronta digitale corrispondente a quella del giovane. Il provvedimento, emesso dalla Procura, è stato eseguito dai carabinieri.

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