Lo zio di Arcangelo, ucciso a Napoli: “Non aveva nemici, amava il calcio, non le armi. Averlo perso ci distrugge”
Gaetano Cuomo è in lacrime. Lo zio di Arcangelo Correra, ammazzato a 18 anni in strada, in via Tribunali, a Napoli è incredulo. Risponde alle domande, ci tiene a ribadire un concetto: il nipote non era un poco di buono. La dinamica che ha portato alla morte il giovane, incensurato, del centro storico è ancora da stabilire del tutto.
«Casa, pallone, amici. Basta. La scuola, ovviamente. La parola "nemico" in Arcangelo non esisteva. È la cosa che ti fa più male perché se tu c'hai, non lo so, un parente, qualcuno che magari ha fatto del male a una persona, così te ne puoi fare una ragione ma qua no, così, ti distrugge. Non c'è spiegazione. Questo è quello che ti fa ancora più male».
Il giovane parla della dinamica dei fatti che hanno portato al ferimento e alla successiva morte del nipote neo diciottenne: «Lui era in piazzetta, era in piazzetta come tutte le volte con gli amici. Non si sa il ma la motivazione, non si sa niente, possibile che stavano giocando con la pistola. Così dicono, però non lo so, lui non era il tipo giocava con la pistola.
Cioè, ripeto, non ha mai dato segno di niente, lui nella vita che faceva, si arrangiava ogni tanto con qualche singolo lavoretto, così sempre rispettosamente e con dignità – conclude -. Arcangelo giocava molto a pallone, fin da piccolino e basta, nessuna lite, niente, l'amore era solo per la famiglia e per il calcio».