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Emergenza lavoro

Lo Stato punisce i precari che fanno più lavori (pagati poco). Come? Con le tasse. La lettera di una prof napoletana

Nel 2022 ho guadagnato circa 8.000 euro e dovrò pagarne di tasse circa 600. Non nego di essere rimasta sconcertata per la scoperta. Mi sembra assurdo dover pagare così tanto solo per essermi barcamenata tra mille lavori diversi.
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Pagare il 7,5% di ciò che si è guadagnato in un anno di lavoro in di tasse può essere una notizia sconcertante. Specie se si scopre che i compensi  d'un anno di lavoro – che sono sotto i diecimila euro – sono frutto di dodici mesi passati a barcamenarsi tra vita familiare e mille impieghi diversi. È la storia di tanti, soprattutto nel mondo dell'insegnamento italiano, dove il precariato non è un fenomeno, è lo stato di cose presente (e permanente). Margherita De Blasi, 34 anni, napoletana, laureata in Lettere moderne, insegna all'università come docente a contratto e a scuola come supplente. La lettera che invia a Fanpage.it, spiega, arriva nella speranza che «si possa dare risonanza a casi come il mio».

Sono una trentaquattrenne precaria laureata in Lettere moderne. Insegno all'università come docente a contratto e a scuola come supplente. Non sono ricca, ma per lo Stato italiano questo non è importante. Ho appena compilato la mia dichiarazione dei redditi e ho scoperto che l'aver avuto più contratti ed alcune collaborazioni occasionali mi rende una contribuente in debito.

Nel 2022 ho guadagnato circa 8.000 euro e dovrò pagarne di tasse circa 600. Non nego di essere rimasta sconcertata per la scoperta. Mi sembra assurdo dover pagare così tanto solo per essermi barcamenata tra mille lavori diversi.

In che modo lo Stato tutela chi paga le tasse? Perché chi fa solo lavori regolari deve pagare per il suo precariato?

La mia colpa è quella di non avere un solo lavoro?

Mi piacerebbe tanto avere un lavoro fisso e pagare le tasse solo per quello. Purtroppo sono costretta a svolgere, ogni anno, più di un lavoro, ma inizio a chiedermi se ne valga davvero la pena. Sarebbe bello pagare le tasse ad uno Stato che ti sostiene, che ti aiuta, e non dover pagare quello che ho guadagnato in mese per coprire il mio precariato.

Non mi stupisce che tanti miei coetanei lascino l'Italia e che moltissimi lavorino in nero per sopravvivere. Siamo una generazione che si barcamena per (soprav)vivere e siamo abbandonati a noi stessi.

Invia la tua lettera a Fanpage.it

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