Ditelo ora. Ditelo ancora che c'è meritocrazia, se una ragazza o un ragazzo laureato (non nelle famigerate materie umanistiche, dove si presuppone che non vi sia offerta) ma in "appetitose" discipline scientifiche, deve scattare con un balzo felino sul bando per concorso in operatori ecologici, requisito unico la licenza di scuola media inferiore, e agguantare il posto per un lavoro che mai avrebbe pensato di dover fare.
Le scene di qualche giorno fa, il gruppo allegro e speranzoso di spazzini neo-assunti al Comune di Napoli per ramazzare la città, rappresenta proprio questo: il contrappasso a tutti i discori sul merito, sul «se vuoi, puoi», sul lavoro duro che dai libri poi al momento del colloquio ti porta in alto e su, per aspera ad astra, anche nella città dell'occupazione zero come Napoli.
Sia chiaro per l'ennesima volta: fare l'operatore ecologico a Napoli è missione di lotta per la civiltà e il decoro della città che ami, è un mestiere d'onore e ci ricorda il simpatico spazzino Saverio di "Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo.
Ma quale discorso sul merito vogliamo fare da oggi in poi a questi ragazzi e a chi come loro ogni giorno fa «capa e muro» cercando a Napoli un impiego dignitoso che non sia a nero, sottopagato, precario eccetera? Le assunzioni sono una bellissima notizia. Ma che su questo concorsone siano piombati tanti laureati non lo è affatto.
L'altro lato della medaglia è questo: avete visto quanti guaglioni si sono buttati a capofitto e con entusiasmo?
Ecco, la prossima volta sciacquatevi la bocca prima di dire, anche solo di pensare a quello stereotipo del napoletano fannullone. Ci sono i fatti che vi smentiscono: è una bugia, non ve lo potete più permettere.