L’ingegnere ucciso a Napoli aveva denunciato l’occupazione di suoi immobili da parte di persone legate ai clan
Nel commissariato di San Giovanni a Teduccio Salvatore Coppola, l'ingegnere ucciso la sera del 12 marzo, era diventata una faccia familiare: più volte negli anni, e ancora più spesso di recente, si era presentato per sporgere denunce relative a una serie di immobili di cui voleva rientrare in possesso e che sarebbero stati nelle disponibilità di gente legata ai clan. A quanto Fanpage.it apprende da fonti qualificate, riguarderebbero vicende che risalirebbero a molti anni fa e che mischierebbero il settore immobiliare, in cui Coppola si era specializzato negli ultimi anni, con le infiltrazioni della camorra nel quartiere di Napoli Est.
La circostanza è emersa dalle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Napoli (col supporto del commissariato di San Giovanni – Barra), sull'omicidio del 66enne, ammazzato nel parcheggio del supermercato Decò del corso Protopisani. Un agguato dalle chiare modalità mafiose che suona come una esecuzione: un colpo di pistola alla nuca, forse mentre la vittima cercava di scappare.
Al momento le indagini non escludono nessuna pista. Quella della vendetta per le sue dichiarazioni agli inquirenti resta remota, ma è agli atti che nel 2009, subito dopo essere stato arrestato per una storia di riciclaggio per conto dei clan (che si concluse con una condanna), intraprese un percorso di collaborazione con la giustizia che non venne però perfezionato e si interruppe dopo due anni. Coppola però si è sempre mosso tranquillamente in quello che era il suo quartiere, segno che evidentemente non riteneva di essere in pericolo.
Secondo gli inquirenti i motivi che hanno portato alla sua morte potrebbero essere molto più recenti. Per questo si scava nei suoi affari attuali, nell'immobiliare, nei progetti e nelle prospettive di riqualificazione della periferia Est di Napoli; un settore su cui anche i clan avrebbero messo le mani e nel quale potrebbero essere sorti i contrasti che hanno portato all'agguato. E c'è la storia delle denunce, per quegli immobili di cui rivendicava la proprietà, ulteriore tessera di un puzzle di cui, per ora, non si vede ancora il disegno.