Com’è nata l’indagine sulla prof accusata di violenza sessuale agli studenti di Castellammare: botte, accuse social e testimonianze
L'assalto alla scuola, le accuse di avere abusato dei ragazzini, le proteste la difesa e, dopo due mesi esatti, l'arresto. Arriva oggi, 14 gennaio, il punto di svolta sulla vicenda della insegnante di sostegno che avrebbe violentato sei piccoli studenti della scuola media Salvati, plesso dell'istituto comprensivo Panzini a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia (Napoli). Le accuse sono gravissime: la donna avrebbe mostrato ai ragazzini video pornografici, avrebbe fatto discorsi sessualmente espliciti e sarebbe arrivata ad avere un rapporto sessuale con uno di loro; gli abusi sarebbero avvenuti in una stanza della scuola e, quando questa sarebbe stata preclusa, sarebbero andati avanti in un gruppo su Instagram.
L'assalto alla scuola di Castellammare di Stabia
La storia è scoppiata il 14 novembre 2024, con l'assalto al plesso scolastico, una spedizione punitiva: una trentina di genitori aveva fatto irruzione nella struttura alla ricerca dell'insegnante e l'avevano picchiata. La donna aveva riportato un trauma cranico con prognosi di trenta giorni e suo padre, intervenuto per difenderla, era rimasto ferito a un braccio. Erano arrivati i carabinieri ed erano quindi emerse le accuse di violenza sessuale. Una versione che l'insegnante aveva sempre respinto.
Era circolata la voce che si fosse trattato di una ritorsione, una vendetta per avere fatto sospendere un ragazzino sorpreso a fumare nei bagni. Ed era venuto fuori che il profilo Instagram della insegnante era stato hackerato qualche tempo prima, ad agosto. La donna aveva trovato sostegno nel personale scolastico, in particolare nella vicepreside, che aveva chiesto che una pattuglia dei carabinieri stazionasse davanti alla scuola per evitare ulteriori aggressioni e aveva invitato alla calma nell'attesa che le indagini facessero il loro corso.
Il post "l'urlo di una madre"
In quelle stesse ore circolava un post anonimo su Facebook nel quale si faceva riferimento ad abusi sessuali su studenti di una scuola. Unica firma, "le mamme di Scanzano". Particolare difficile da decifrare: il messaggio era stato condiviso e cancellato molte volte da diversi profili, le tracce meno recenti all'epoca erano del 15 novembre, giorno successivo all'aggressione. E restava quindi da capire se davvero fosse un messaggio affidato ai social su qualcosa che veramente stava accadendo o se si trattava soltanto di una fake news molto vaga che qualcuno aveva associato alla prof.
Le indagini sui telefoni cellulari
I carabinieri avevano acquisito il telefono cellulare dell'insegnante alla ricerca di riscontri ma, nei primi momenti, non erano emersi elementi significativi. Diverse mamme avevano parlato degli audio, sostenendo di averli ascoltati, e avevano riferito particolari sui quali gli inquirenti avrebbero poi concordato, menzionando la chat "La Saletta".
L'audio della prof picchiata
Il 18 novembre programma televisivo "Ore 14" aveva diffuso un audio che l'insegnante aveva inviato ad un'altra persona il giorno prima dell'aggressione e nel quale manifestava l'intenzione di chiedere un trasferimento. Nel messaggio la donna, accennando alla vicenda, lasciava intendere che si fosse trattato di un equivoco nato dal fatto che con alcuni ragazzi aveva un rapporto molto stretto e di avere raccolto le loro confidenze; aggiungeva poi di essere pronta a denunciare a sua volta, sottolinenando di non avere problemi a rivolgersi alle forze dell'ordine anche perché aveva una relazione con un poliziotto (dettaglio che poi non troverà riscontro nelle indagini).
L'arresto per violenza sessuale
L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Torre Annunziata, è stata eseguita dai carabinieri questa mattina, 14 gennaio. Per la donna è stato disposto il carcere: dai domiciliari, questo il ragionamento, avrebbe potuto continuare ad usare Internet e quindi commettere altri reati analoghi a quelli di cui è accusata.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti gli abusi sarebbero avvenuti in un'aula riservata della scuola a partire dall'ottobre 2023. La donna, durante l'orario scolastico, avrebbe mostrato ai sei minorenni direttamente coinvolti del materiale pornografico, intavolato discorsi di natura sessualmente esplicita e avrebbe invogliato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali; con uno dei ragazzini avrebbe avuto un rapporto sessuale ora.
Quando non avrebbe potuto più accedere alla stanza, avrebbe creato il gruppo su Instagram chiamandolo "la Saletta", continuando anche lì i discorsi di natura sessuale, e avrebbe costretto i ragazzi a mantenere il segreto minacciando di bocciarli, di far andare i genitori in carcere o di mandare loro stessi in comunità, facendo anche leva sul presunto legame con un appartenente alle forze dell'ordine.
Soltanto la sospensione di uno dei ragazzi, si legge nella nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso, avrebbe portato le vittime a confidarsi coi genitori e mostrare loro alcuni dei messaggi scambiati su Instagram e Whatsapp con la professoressa. Nel telefono della donna sono stati rinvenuti numerosi messaggi vocali inviati agli alunni oltre a materiale pornografico compatibile con quello descritto dalle vittime nel corso delle audizioni protette.