L’ex vescovo di Napoli Sepe racconta la storia di Papa Francesco con le suore di clausura

L'ex arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, è un formidabile narratore di aneddoti. Tra gli episodi che più di tutti lo legano alla scomparsa di Papa Francesco ce n'è sicuramente uno legato alla prima delle visite pastorali del Pontefice a Napoli, nel 2015. Qualche mese fa, in occasione del premio giornalistico "Campania Terra Felix" promosso da Claudio Ciotola, il cardinale Sepe, pungolato dal direttore de "Il Roma" Antonio Sasso, si lascò andare ad una serie di aneddoti e ricordi. E uno fu proprio quello, ormai celebre, delle suore di clausura che festosamente assediarono il pontefice nel 2015. Il siparietto fu ripreso dalle telecamere della tv Vaticana collocate nel Duomo di Napoli e un po' per la corsa delle suore, un po' per la sorpresa di Papa Bergoglio e un po' sicuramente per le battute in dialetto napoletano di Sepe, fece il giro del mondo.
«Insomma, stava per venire il Papa. E ovviamente tutte le suore volevano vederlo. Ma proprio tutte – esordisce Sepe -. C’erano le suore “normali”, diciamo così, loro dissi: “Va bene, venite”. Raccolsi tutti, suore e sacerdoti, in Cattedrale. Poi c’erano le suore di clausura che, per regola, non possono uscire.
Però, in qualità di vescovo, avevo la facoltà di dispensarle dalla clausura proprio in occasione della visita del Papa. Allora dissi alle madri badesse dei vari conventi: “A Napoli ci sono otto monasteri di clausura. Se volete, potete venire!" Figuriamoci. “Sì, sì! Veniamo, veniamo!”».
Prosegue divertito il porporato: «Ma c’era un problema: la Cattedrale era già piena. Così mi rivolgo ai canonici – quelli più anziani – e gli faccio: “Sentite un po’, voi il Papa lo potete vedere quando vi pare, lo incontrate spesso… mi date i vostri posti? Vorrei far sedere lì le suore di clausura”. E loro: “Certo, certo. Va bene!”. Tolsi i canonici dai loro stalli, li sistemai giù, e tutti i sedili li diedi alle suore di clausura. Dissi loro: “Voi oggi siete privilegiate: sarete le uniche che potranno baciare la mano al Papa. Però facciamo così: il Papa arriva, si siede, c’è un sacerdote che fa un saluto, poi una suora ‘normale’ fa un secondo saluto… e voi, tranquille, alla fine scendete e vi presento io al Papa. Va bene?”. Tutte: “Sì, sì, sì, sì!”. Non l’avessi mai detto!».
Ed è in quel momento che accade l'impensabile. «Papa Francesco, poveretto, si stava appena sedendo – prosegue Sepe – una di clausura, la conosco da sempre. E questa, suor Monica, parte decisa verso di lui con una specie di fagotto fatto a mano, per custodire le scarpe. Lei l'aveva pulito, sistemato, tutto perfetto e lo voleva dare al Papa. Appena le altre suore vedono lei partire, giù tutte quante! Tutte ad abbracciare il Papa! Io che gridavo: “Fermatevi, fermatevi voi lo fate cadere!" Niente da fare. "Mi avevate promesso che sareste scese solo alla fine!". E invece… Comunque il Papa, poveretto, rideva, chi lo tirava di qua, chi lo tirava di la e dondolava su quella sedia! Le suore di clausura l’avevano praticamente circondato».