L’ex capo ultrà del Napoli “Genny ‘a carogna” è uno dei pentiti del blitz contro il clan Contini
Un tempo ad ogni suo cenno una curva intera di ultras scandiva all'unisono cori. Oggi il capo ultras del Napoli «Genny ‘a carogna» non esiste più. Al suo posto c'è «il collaboratore di giustizia De Tommaso Gennaro» e le sue dichiarazioni hanno contribuito in maniera fondamentale all'inchiesta contro il clan Contini e il suo sistema di riciclaggio del denaro sporco nel settore della ristorazione, dei servizi al turismo, della panificazione e nell'acquisto di immobili. L'inchiesta di Procura di Napoli, direzione distrettuale antimafia, Finanza e Polizia ha portato al clamoroso sequestro della pizzeria "Del Presidente" in via Tribunali.
L'ex capo ultras napoletano è oggi in carcere con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti e protagonista. Fu lui, in occasione della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina del 3 maggio 2014 a "mediare" con dirigenti, forze dell'ordine e calciatori, seguita al ferimento mortale del tifoso del Napoli Ciro Esposito.
Oggi, in qualità di collaboratore di giustizia racconta la storia della pizzeria sequestrata e del suo fondatore, il defunto Ernesto Cacialli. Dice il collaboratore di giustizia:
Quando Ernesto morì la pizzeria fu rilevata dal figlio Vincenzo. Questi aveva una difficoltà economica tant'è che venne anche da me a chiedere 30.000 euro che non potetti dargli, e si rivolse a Di Caprio per soddisfare questa sua necessità che, in corrispettivo, entrò a far parte della pizzeria come socio.
Successivamente Cacialli figlio cedette le sue quote residue al Di Caprio che rimase unico proprietario della nota attività. Recentemente Di Caprio – rivela De Tommaso – aveva aperto una succursale della pizzeria sull'isola di Capri col cognato di Vincenzo ‘a Miseria, affiliato al clan Contini. «Che io sappia – dice il collaboratore di giustizia – non ci sono altre note pizzerie facenti capo ad esponenti della camorra».
Le violenze per l'agenzia di viaggio e il caso della pizzeria Di Matteo
Figurano anche sette immobili di pregio e un'agenzia di viaggi ottenuta con la violenza, tra i beni per 3,5 milioni di euro sequestrati. A proposito delle violenze nelle intercettazioni datate 2022 emergono dati interessanti. A parlare è la moglie (non separata) di Di Caprio e la commercialista, entrambe arrestate oggi: «Comunque Massimo non si stanca mai di fare le cattiverie…» dice la consorte dell'arrestato alla professionista, «però poi lui le cattiverie non le vuole da nessuno, pure con l'agenzia di viaggi qua fuori di quel ragazzo… è normale che ha chiuso, quello andò a minacciarlo… scusate quello è un buon ragazzo, quello lavora onestamente e andava a picchiarlo ogni tanto…».
Quando un altro notissimo locale concorrente, la pizzeria Di Matteo, sempre ai Tribunali, ebbe difficoltà economiche a causa della pandemia, secondo l'atto d'accusa Di Caprio si adoperò per acquisirlo, senza riuscirci. Dall'ordinanza emessa dal gip, inoltre, emerge la sua disponibilità a fare affari anche con il clan Mazzarella, acerrimo nemico dell'Alleanza di Secondigliano, e quindi anche del clan Contini, per il quale si prestava, secondo l'accusa, per le attività di riciclaggio.