Leuci, capo della Squadra Mobile: “Non lasceremo rovinare i Quartieri Spagnoli a bande di criminali”

A Fanpage.it Giovanni Leuci, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Napoli, sui recenti fatti di sangue registrati in città: tentati omicidi e stese, specialmente nel centro storico.
A cura di Nico Falco
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Giovanni Leuci, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Napoli
Giovanni Leuci, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Napoli

I Quartieri Spagnoli, e più in generale il centro storico, sono nelle ultime settimane scenario di nuovi scontri tra gruppi criminali e il rischio è che si ripiombi nel buio degli anni passati, quando solo il pensiero di dover attraversare i vicoli napoletani faceva paura. Prospettiva che cancellerebbe tutti i passi avanti fatti negli ultimi anni, con ripercussioni anche sul turismo, e che forze dell'ordine e inquirenti sono determinati a scongiurare: lo racconta a Fanpage.it Giovanni Leuci, da fine marzo a capo della Squadra Mobile della Questura di Napoli. Nato a Caserta, il primo dirigente della Polizia di Stato ha lavorato per 20 anni in Sicilia, a Trapani.

Dottore Leuci, nel centro di Napoli abbiamo visto stese, tentati omicidi. Che impatto può avere questa situazione, oltre che sui cittadini, anche sul turismo?

È indubbio che i Quartieri Spagnoli, e in generale il centro storico, sono al centro delle nostre attenzioni. Non possiamo consentire che tutto quello che di buono è stato fatto negli anni per rilanciare quell'area, con tutte le spinte turistiche che hanno garantito, venga rovinato da bande di criminali. Noi siamo molto attenti alle istanze degli imprenditori e ai tentativi di infiltrazioni della camorra. Non ci sorprende che possano tentare di infiltrarsi nel turismo o che tentino di estorcere anche in quel settore.

Scene simili si stanno vivendo anche nell'area Ovest, un altro dei fronti caldi di Napoli.

Anche nell'area flegrea si sta verificando quello che succede nel centro storico: piccoli gruppi criminali probabilmente cercano di riempire gli spazi lasciati dai grandi clan, mirando non ai grandi appalti, a cui sono interessati i gruppi maggiormente strutturati, ma al controllo di attività come il traffico di droga. L'area è oggetto di attenzione nostra e da parte degli inquirenti.

Tornando ai Quartieri Spagnoli, una recente operazione ha svelato che un gruppo di giovanissimi stava tentando di imporre un controllo militare, arrivando a perquisire anche i comuni cittadini.

C'è una maggiore spregiudicatezza da parte di questi giovani criminali, e una sorta di scimmiottamento di quello che hanno visto in serie tv, non per forza italiane ma anche americane. Se da un lato è più facile per le forze dell'ordine permeare queste organizzazioni criminali, dall'altro è più difficile per la comunità onesta accettare le loro scorribande, quindi dobbiamo essere più rapidi, veloci ed efficaci per contrastare questo tipo di fenomeno.

Lei ha accumulato una grossa esperienza in Sicilia. Quali differenze nota tra le organizzazioni mafiose e quelle camorristiche?

La mafia, e Cosa Nostra in particolare, oltre all'arricchimento dei suoi appartenenti ha sempre ricercato il consenso sociale, ricavato non solo dalla pressione, dalle minacce, ma anche dal tentativo, spesso riuscito, di infiltrazione nelle Istituzioni, nella società economica. Una mafia che dava lavoro, che amministrava, e che, in qualche modo, era una vera alternativa, o cercava di esserlo, allo Stato precostituito. Qui è un po' diverso. È un fenomeno probabilmente più socialmente pericoloso e che dà più allarme sociale, mira sicuramente all'arricchimento delle compagini criminali.

Ritrovo un po' della struttura di Cosa Nostra nelle province, quindi nell'area di Castellammare di Stabia, nell'Afragolese, dove permangono già da decenni gruppi criminali ben consolidati che cercano anche di invadere spazi economici con imprese proprie o di prestanome. Sulla città vivono due sovrastrutture criminali, l'Alleanza di Secondigliano e il clan Mazzarella. Sono strutture di un certo livello, che ormai investono in affari diversi da quelli con cui si sono arricchiti, come estorsioni e spaccio di droga. Al di sotto di questo ci sono tante piccole associazioni criminali, di uguale se non superiore pericolosità, che si contendono la città. Noi forze dell'ordine, magistratura, combattiamo la criminalità organizzata sui due versanti.

Lei parla di consenso sociale, una strategia che ricorda quella che negli anni '80 fu la forza di Raffaele Cutolo. Nella provincia resta, mentre nella città, coi nuovi gruppi, è andata a svanire?

Non cercano più il consenso criminale, e nemmeno lo trovano, perché la città, la provincia, in generale la Campania, hanno reagito positivamente. Probabilmente negli anni '80, quando io vivevo a Caserta, l'alternativa legale era difficile da cercare. Oggi l'alternativa legale esiste.

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