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Emergenza lavoro

Perché molti giovani lasciano il lavoro? Chiedetevi in quali condizioni sono impiegati

L’ennesima storia di sfruttamento sul luogo di lavoro. Rosalba ha tentato di lavorare una settimana in una nota pizzeria di Pompei. Ma alla fine è stata costretta a rinunciare.
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«Chiedetevi perché». È la domanda, sottintesa, che Rosalba, ragazza di Pompei, la città dei celebri scavi archeologici in provincia di Napoli a ridosso del Vesuvio, pone in una lettera-testimonianza a tema lavoro inviata a Fanpage.it . Chiedersi perché quando si ascolta l'ennesima storia di un giovane (ma anche dei non più giovanissimi) che all'improvviso lasciano il lavoro. Perché? Rosalba racconta la sua storia che fa letteralmente accapponare la pelle: fatica, poco guadagno e sfruttamento vero e proprio. «Voglio raccontarvi come in certi ambienti di lavoro vengono trattati i dipendenti. In questo caso parlo della mia esperienza lavorativa presso una nota pizzeria di Pompei. Circa 10 giorni fa ho avuto un colloquio di lavoro col proprietario del locale che cercava una persona addetta al lavaggio».

Il racconto parte dall'inizio ovvero dalla proposta di lavoro. Una settimana di prova per pochi spiccioli:

Ci siamo incontrati ed accordati. Avrei dovuto fare una settimana di prova pagata per 150 euro, lavoro che iniziava alle ore 16 e terminava all' incirca all' 1.00 di notte. Quindi ben 9 0re di lavoro se non oltre.
Il titolare pretendeva che non ti potevi sedere anche quando stavi senza far niente e avendo svolto tutto il lavoro. Morale dalla favola dipendenti uguali schiavi e sottopagati anche perché lì il lavoro non manca ma devi essere brava tu a gestire il lavoro e a trovare un po di tempo per riposare le gambe.

È una condizione di lavoro illegale. Ma tanto chi controlla? Forze dell'ordine e ispettorato del Lavoro sono un cucchiaio che cerca di svuotare l'oceano. Intanto Rosalba spiega quanto fosse difficile lavorare così. La conclusione è amara: abbandonare e sperare di trovare di meglio:

Credetemi 9 ore sempre in piedi e con quella mole di lavoro non è una passeggiata. Diciamo – tra virgolette – che può andare anche bene. Non potevi sostare nella sala perché i clienti non potevano vedere in personale perché a suo avviso (del titolare ndr.) il locale perdeva pregio.

E per concludere violenza psicologica su tutti i dipendenti compresa me. Alla fine ho rinunciato al posto di lavoro perché le condizioni erano disumane e, ripeto, ero economicamente sottopagata.

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