“Legato, imbavagliato e incappucciato”: il racconto del padre del 15enne sequestrato e rilasciato

Parla a Fanpage.it il padre del 15enne sequestrato e rilasciato a San Giorgio a Cremano. Il suo è un racconto che fortunatamente ha un lieto fine: il ragazzo è tornato a casa.
A cura di Gaia Martignetti
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"È stato legato, imbavagliato, incappucciato, legato a una sedia. È stato steso in una macchina sia all'andata che quando l'hanno riportato. Chiedevano un riscatto assurdo di un milione e mezzo. La paura di perderlo, di non poterlo riabbracciare più, è stata tremenda o che gli capitasse qualcosa è stata tremenda".

Non trattiene le lacrime il padre del 15enne sequestrato e rilasciato a San Giorgio a Cremano. Nonostante suo figlio per fortuna stia bene, il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere non è ancora lontano dalla sua mente. Come il momento in cui tutto è cominciato.

"È iniziato tutto con un messaggio da un numero che non conoscevo, spiega a Fanpage.it, che mi diceva che se non avessi avvertito la polizia l'avrei rivisto. Pensavo che fosse addirittura uno di questi messaggi fake, Ho chiamato la scuola. Mi hanno detto che purtroppo non c'era. Ho telefonato subito a mio suocero per far controllare se nel nostro autolavaggio di famiglia c’era l’auto che prende tutte le mattine per andare a scuola. E purtroppo mi ha detto che era lì".

Quello che avviene dopo è un frenetico scambio con i rapitori con la paura che sale di ora in ora. Che il padre del 15enne racconta con difficoltà, ma con estrema lucidità.

"Ho risposto a quel messaggio ho detto faccio tutto quello che vuoi, basta che non fai niente a mio figlio. Sono corso per cercare di capire se fosse tutto come avevo chiesto, la macchina e quant'altro. Ho trovato i carabinieri, la polizia sul posto, poi da lì è iniziato tutta la contrattazione continua, di tutta la giornata".  Quello che ha reso ancora più inquietante questa vicenda è la richiesta economica. "Chiedevano un riscatto assurdo di un milione e mezzo. Dico assurdo perché nonostante siamo una famiglia di imprenditori non siamo così facoltosi. Quindi era forse una richiesta veramente grande per farmi spaventare, forse avrebbero voluto arrabattare qualsiasi cosa di pronto fossi riuscito a fare. Non abbiamo pagato perché a un certo punto loro hanno mollato. sono andati i miei due fratelli con una Smart bianca a recuperarlo [mio figlio ndr] e hanno usato la gentilezza le istituzioni di portarlo prima a salutare la mamma. E poi di portarlo in caserma".

Con suo figlio non ha voluto parlare di quello che ha vissuto, per non turbarlo ulteriormente. Con le lacrime agli occhi però ricorda quando è tornato a casa, l'ha potuto riabbracciare.

"È stato il momento più bello della mia vita. Più bello di quando l'ho sentito. “Papà sto bene, non ti preoccupare, sto a Licola” questo mi ha detto. La sensazione più bella della mia vita. Più di quando è nato. La paura di perderlo, di non poterlo riabbracciare più è stata tremenda o che gli fosse capitato qualcosa è stata tremenda. Si è mobilitato il mondo, credimi, ho visto veramente al di là della sensibilità che si può avere quando si tratta di un ragazzo. Ho visto veramente tutte le persone pronte a fare qualsiasi cosa. Non se lo meritava. Non lo meritavo io. Non lo merita nessuno una cosa del genere"

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