Le testimonianze che incastrano Francesco Pio Valda. Il giudice: “Ha sparato ad altezza uomo”
Diverse testimonianze che convergono sulla descrizione fisica e sui movimenti, le immagini della videosorveglianza che riprendono diverse fasi precedenti e successive alla sparatoria e nelle quali si possono riconoscere alcuni dei partecipanti. Elementi chiave raccolti dagli inquirenti per l'omicidio di Checco Maimone, il 18enne ucciso a Mergellina, e che concorrono a costruire il quadro indiziario a carico del 19enne Francesco Pio Valda, in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato: per il giudice che ieri ha convalidato il fermo della Ddda "certa è la dinamica dei fatti, il motivo sottostante il litigio e l'autore del reato".
Ovvero: per gli inquirenti non ci sono dubbi, a premere il grilletto è stato sicuramente Valda, e durante una lite partita perché qualcuno gli aveva involontariamente pestato le scarpe mentre era con gli amici davanti ad uno degli chalet. E la ricostruzione conferma anche quello che, sin dal primo momento, avevano raccontato gli amici di Francesco Pio Maimone: il 18enne non conosceva i ragazzi del litigio, non aveva partecipato alla discussione ed è stato colpito da una pallottola esplosa ad altezza uomo.
"Ha sparato il biondino coi capelli corti ai lati"
Una delle testimonianze acquisite dalla Squadra Mobile descrive di un ragazzo "alto circa 175 centimetri, biondino, coi capelli tagliati corti ai lati", che era "di fronte allo chalet di Sasà" ed "esplodeva 3 o 4 colpi di pistola". Un altro giovane, anche lui presente quella notte del 20 marzo, ha parlato di "una persona tutta vestita di nero", che sparava verso la folla e subito dopo si allontanava "repentinamente in via Caracciolo in direzione del ristorante Primavera".
Un altro testimone, presente al momento del litigio, spiega: "Ho sentito alcuni ragazzi che discutevano animatamente. Da questioni legate alle scarpe e all'abbigliamento sono passati al chi sei tu e chi sono io… li avrò visti un paio di volte… avevano sempre lo stesso atteggiamento alterato"; lo stesso riferisce di aver sentito, dopo 10-15 minuti, alcuni colpi di pistola e di aver visto tanti ragazzi che scappavano.
Di diverso tenore, invece, le testimonianze rilasciate da altre persone, che avevano anche partecipato alla lite. Hanno confermato la discussione, così come hanno spiegato di avere anche aggredito i passeggeri di un'automobile in transito, salvo accorgersi subito dopo che non si trattava dei "rivali", ma sui colpi di pistola sono reticenti: li hanno sentiti, ma non sanno chi ha sparato.
La lite per le scarpe sporcate
Le testimonianze ricostruiscono anche quello che sarebbe stato l'antefatto. Un ragazzo avrebbe inavvertitamente pestato un piede a Valda mentre era davanti allo chalet Agostino con gli amici; lui gli avrebbe detto di fare attenzione, puntualizzando che si trattava di un modello Louis Vuitton da mille euro, e l'altro gli avrebbe risposto che gliene avrebbe comprate dieci paia. Da qui la situazione sarebbe trascesa e si sarebbe passati al "chi sono io e chi sei tu".
Una terza persona, di circa 50 anni, sarebbe intervenuta in difesa dell'amico e, dopo aver cercato di dividere i due avrebbe sferrato un calcio alla gamba a Valda, che si sarebbe allontanato, inseguito da diversi del gruppo rivale, e avrebbe estratto la pistola e fatto fuoco. Alcuni dei testimoni parlano di proiettili esplosi in alto, uno di loro racconta che Valda avrebbe abbassato il braccio dopo che qualcuno dei presenti aveva gridato che le pallottole erano a salve e avrebbe colpito una Fiat 500 parcheggiata. Il proiettile che ha colpito Maimone, però, lo ha trapassato: la presenza del foro di entrata e di uscita, sottolinea il gip Maria Luisa Miranda nella convalida, dimostra che "lo sparo è avvenuto ad altezza uomo, non in aria".
Le indagini per la pistola e le scarpe
Al momento le scarpe da mille euro che sarebbero state al centro della lite non sono state ritrovate. Scomparsa, per il momento, anche la pistola, che alcuni testimoni hanno descritto come più piccola di quelle in dotazione alle forze dell'ordine (una Beretta 92) e a tamburo; si tratterebbe di una Smith & Wesson calibro 38/357 magnum o di un'arma dello stesso tipo, compatibile con l'ogiva che la Scientifica ha repertato sul luogo degli spari.