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Le mascherine Covid sulle targhe per entrare nelle Ztl di Napoli ed evitare le multe

Una ragazza di Cicciano, in provincia di Napoli, sorpresa ad entrare in una Ztl senza autorizzazione ma con una mascherina chirurgica a coprire la targa.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Le mascherine Covid usate per "eludere" le Zone a Traffico Limitato di Napoli, entrando senza autorizzazione e coprendo contemporaneamente la targa per evitare le multe. Un fenomeno che si è particolarmente diffuso nell'ultimo triennio, dopo il lockdown di inizio 2020 che ha visto una diffusione capillare delle mascherine chirurgiche. Tuttavia, neppure questo espediente basta ad evitare di essere rintracciati, come dimostrano le multe spesso postume e talvolta in tempo reale che vengono comminate dalle forze dell'ordine.

L'ultimo caso, in ordine di tempo, è avvenuto la scorsa sera ed ha visto protagonista una ragazza di Cicciano, in provincia di Napoli, che è stata sorpresa ad entrare a Via Nisida, nel quartiere di Bagnoli, con una mascherina chirurgica proprio per eludere i controlli: una strada dove vige una Zona a Traffico Limitato che dura l'intera giornata, e dove possono accedere solo determinate targhe pre-autorizzate e inserite nel sistema. E proprio per aggirarlo, la giovane ha pensato di coprire la propria targa con una mascherina chirurgica di quelle utilizzate proprio per proteggersi, tra le altre cose, dal virus Covid-19, ma non le è bastato.

Per lei, sorpresa dai carabinieri della Compagnia Bagnoli assieme a quelli del nucleo radiomobile di Napoli, è scattata la denuncia: se entrare in una Zona a Traffico Limitato comporta infatti una multa (che in alcuni casi può arrivare fino a 8mila euro, oltre alle sanzioni accessorie come il possibile ritiro della targa, il fermo del veicolo e in casi di reiterazione anche la confisca), ci sono anche le sanzioni penali, visto che si rischia una condanna per "contraffazione delle impronte di una pubblica autentificazione o certificazione” e quello di "falsità materiale commessa dal privato". Per entrambi i reati, a discrezione del giudice di competenza, si rischia perfino il carcere da un minimo di 3 ad un massimo di 12 anni.

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