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Le mani del clan dei casalesi su appalti di ferrovie e strade: presi in 35, sequestro da 50 milioni

Maxi-sequestro di beni per 50 milioni di euro, presi in 35 dai carabinieri. Nei guai anche un avvocato e un bancario: avrebbero rivelato l’indagine a un indagato.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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Le mani del clan dei casalesi sugli appalti nei servizi delle ferrovie e dei cantieri di pavimentazione stradale. Maxi-sequestro di beni per 50 milioni di euro, presi in 35 dai carabinieri. L'operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Napolipm Ardituro e Arlomede – è scattata questa mattina ed ha portato all'esecuzione da parte dei carabinieri di Caserta, della DIA di NAPOLI e del NIC del DAP, di 35 misure cautelari e di un sequestro di beni mobili e immobili per 50 milioni di euro. I reati contestati, a vario titolo, agli indagati, sono estorsione, intestazione fittizia di beni, turbativa d'asta, corruzione, riciclaggio aggravati in quanto commessi agevolando un'organizzazione mafiosa. Sono 35 le misure cautelari (17 in carcere, 17 ai domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) emesse dal Gip di Napoli sulla base di due diversi procedimenti, su richiesta della DDA e notificate a Napoli, Caserta, Roma, Bari e Lecco a 35 indagati.

Nei guai anche un avvocato e un bancario

I Carabinieri di Caserta hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di un avvocato e del responsabile di una agenzia bancaria, gravemente indiziati di aver rivelato ad uno degli indagati l'esistenza delle indagini. Le indagini patrimoniali della DIA, in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Caserta, scrive in una nota il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, hanno consentito di far luce sui "complessi meccanismi di riciclaggio e di illecita interposizione negoziale, come tali considerati al fine del sequestro preventivo di quote sociali e immobili". Le indagini sono finalizzate alla ricostruzione di "condotte e interessi riconducibili al clan dei casalesi", e in particolare "alla fazione capeggiata da Francesco Schiavone", attualmente detenuto, "in settori economici di grande rilievo, come gli appalti per i servizi della rete ferroviaria e di pavimentazione stradale". Tra le ipotesi di delitto al vaglio della Procura, la partecipazione all'associazione mafiosa del clan dei casalesi, estorsione, intestazione fittizia di beni, turbativa d'asta, corruzione e riciclaggio con l'aggravante dell'agevolazione mafiosa.

RFI: "Sospesi tutti i nostri dipendenti coinvolti"

Con una nota, Rete Ferroviaria Italiana ha fatto sapere di avere "sospeso in via cautelare tutti i dipendenti coinvolti che risultano ad oggi ancora in organico" e che "altri quattro ex dipendenti, raggiunti da provvedimenti restrittivi della Procura, e già in passato oggetto di indagine della stessa Procura, sono stati licenziati e non sono più in organico". "La società, che si ritiene parte lesa – si legge – nel confermare la propria fiducia nell’operato degli inquirenti, ai quali ha offerto nel corso delle indagini la più ampia collaborazione, si è attivata al fine di acquisire le notizie necessarie per valutare le più opportune azioni da adottare a propria tutela anche nei confronti delle imprese coinvolte. RFI ha avviato da tempo un lavoro per rafforzare le azioni contro i tentativi di infiltrazione criminale negli appalti e per individuare soluzioni a contrasto ancora più efficienti e tempestive".

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