Le mani dei Casalesi sulla discarica di Chiaiano: sequestrate società per 55 milioni di euro
Quattro società e beni per 55 milioni di euro sono state sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia. Si tratta infatti di società riconducibili ad un imprenditore ritenuto dagli inquirenti vicino al clan dei Casalesi e già rinviato a giudizio perché accusato di aver favorito l'attribuzione illecita delle gare di subappalto per la realizzazione e la gestione della discarica di Chiaiano proprio a ditte a loro volta riconducibili ad un imprenditore del clan dei casalesi.
Sequestrate 4 società e beni per 55 milioni di euro
Si tratta di quattro società attive nel settore degli impianti di depurazione, nel settore immobiliare, nei servizi di elaborazione di consumi idrici e nella costruzione di opere pubbliche per il trasporto di fluidi. Una di questa è definita dagli inquirenti "di primaria importanza nel settore dei processi e tecnologie per la salvaguardia dell’Ambiente". Sequestrate anche le disponibilità finanziarie, pari a circa 55 milioni di euro. Tutte le aziende, il loro valore, il loro ruolo nei rispettivi settori e i livelli occupazionali, verranno tutelati attraverso l’amministrazione giudiziaria disposta dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, "che ripone massima attenzione per questi aspetti al fine di salvaguardare i valori positivi dell'impresa", spiegano ancora gli inquirenti.
Le società intestate alle figlie
Il sequestro è scattato in quanto la gestione delle imprese di famiglia era sulla carta passata alle figlie, ma sostengono gli inquirenti, pur non ricoprendo l'uomo alcuna carica sociale continuava invece a gestirle in prima persona. Di fatto, la nomina delle figlie serviva a "coprire" l'immagina societaria, in modo che l'assenza del padre dalle cariche sociale non impedisse alle ditte di contrattare con la Pubblica Amministrazione. Nell'altro procedimento dove l'uomo è rinviato a giudizio, infatti, le accuse a suo carico sono di frode in pubbliche forniture e truffa ai danni di enti pubblici, falsità in atti e certificazioni e violazione delle norme in materia ambientale (tra cui il traffico illecito di rifiuti), avendo, tra l’altro, conferito rifiuti pericolosi utilizzandoli per l’allestimento dell’invaso presso la discarica in fase di esecuzione, reati tutti aggravati dalla finalità di favorire il clan “dei casalesi”, e nello specifico la fazione facente capo ai Zagaria.