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Le eruzioni più note del Vesuvio dalle origini ad oggi

Video, foto e storia dell’attività vulcanica che ha interessato non solo Pompei ed Ercolano. Oltre alle famose eruzioni del 79 d.C. e a quella del 1631 per il miracolo di San Gennaro, ecco tutti gli altri fenomeni che hanno interessato il vulcano nel corso della storia.
A cura di Ida Artiaco
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Il Vesuvio è attualmente l'unico vulcano in Europa, oltre ad essere uno dei più pericolosi e studiati in tutto il mondo. Affacciato sul Golfo di Napoli, è famoso soprattutto per le sue eruzioni dagli effetti devastanti. Una caratteristica, questa, nota sin dai tempi degli antichi romani e forse anche prima, dato che il nome Vesuvio, di origine indoeuropea, significa letteralmente "bruciare". A quella più famosa, risalente al 79 A.C., che provocò la fine di ogni forma di vita nella città di Pompei, sono stati dedicati film, musiche e arti figurative. Ma non è stata l'unica, anzi. Della sua attività si è avuta notizia per la prima volta circa 400mila anni fa. Ecco allora un excursus storico sulle eruzioni del Vesuvio, che hanno profondamente modificato tutto l'ambiente circostante.

La formazione e le prime eruzioni del Vesuvio
Eruzione del 79 d.C. (video)
Eruzione del 1631
Eruzioni 1848-1872
Eruzione del 1906
Eruzione del 1944 (video)

Calchi di Pompei
Vesuvio, tutte le eruzioni del vulcano che affaccia sul Golfo di Napoli

La formazione e le prime eruzioni del Vesuvio

Impronte di fuggitivi nelle ceneri dell'eruzione detta delle pomici di Avellino datata tra il 1880 e il 1680 a.C.
Impronte di fuggitivi nelle ceneri dell'eruzione detta delle pomici di Avellino datata tra il 1880 e il 1680 a.C. (Foto da Wikipedia)

L'attività vulcanica della zona dove oggi sorge il Vesuvio si ritiene sia cominciata oltre 400mila anni fa. Notizie più certe, però, si cominciano ad avere circa una eruzione, dalle dimensioni colossali, avvenuta 39mila anni fa e ribattezzata Ignimbrite Campana, che seppellì gran parte della Campania sotto una spessa coltre di tufo. Su questi depositi cominciò a formarsi il Monte Somma, con una serie di eruzioni di bassa energia alternate a periodi di quiete almeno fino a 19mila anni fa, il che diede vita pian piano all'apparato vulcanico dell'edificio. Negli anni successivi si verificarono due grandi "eruzioni pliniane", così chiamate perché studiate da due romani, Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane: la prima delle Pomici di Base, avvenuta 18mila anni fa e poi quella delle Pomici Verdoline (16mila anni fa). In seguito alla prima, è cominciata la formazione della caldera nella quale continuerà ad accrescersi il Vesuvio. A queste sono seguite l'eruzione delle Pomici di Mercato e quella delle Pomici di Avellino, più o meno quattromila anni fa, che distrusse numerosi insediamenti dell'età del bronzo.

L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e la distruzione di Pompei e Ercolano

Nel 79 d.C. è registrata una delle più imponenti eruzioni del Vesuvio di sempre, che ha profondamente modificato la morfologia dell'edificio e distrutto le città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis, le cui rovine sono state riportate alla luce nel diciottesimo secolo. Ne danno testimonianza Plinio il Vecchio, che vi rimase vittima, e Plinio il Giovane, che ne scrisse in una lettera a Tacito. Sarebbe avvenuta nove giorni prima delle Calende di settembre, cioè più o meno intorno al 24 agosto di quell'anno, anche se i pareri degli storici sono discordanti. I primi eventi sismici si sarebbero verificati già nel 62 d.C. L'eruzione fu anticipata da un grande boato e fu caratterizzata dalla fuoriuscita di pomici, cioè rocce vulcaniche originate da un magma pieno di gas e raffreddato, e ceneri. Sono stati proprio questi materiali a seppellire le città che sorgevano alle pendici del Vesuvio. Pompei e Stabia furono colpite immediatamente dalla furia di cenere e lapilli, mentre Ercolano ne fu investita quasi 12 ore dopo. Tutti gli abitanti che si trovavano all'esterno furono vaporizzati. Questa eruzione ebbe una durata di 25 ore e cambiò profondamente la morfologia del vulcano. Dopo questo episodio ci fu un periodo di quiete, che terminò solo nel 472, quando fu scagliata una quantità tale di ceneri da destare preoccupazione in tutta Europa e che arrivarono persino a Costantinopoli. Ce ne furono anche altre, di minore intensità e definite "subpliniane", fino al 1500, alle quali seguì un lungo periodo di 130 anni di inattività che favorì la crescita di giardini e vigne sulla montagna.

L'eruzione del Vesuvio del 1631 e il miracolo di San Gennaro

Processione di San Gennaro per l'eruzione del Vesuvio del 1631 di Micco Spadaro
Processione di San Gennaro per l'eruzione del Vesuvio del 1631 di Micco Spadaro (Foto da Wikipedia)

Dopo quella del 79 d.C., un'altra, terribile eruzione del Vesuvio è stata registrata il 16 dicembre 1631. Secondo la tradizione, la fine si ebbe solo dopo che la statua di San Gennaro, protettore della città di Napoli, fu portata in processione dinanzi al vulcano. Ancora oggi il 16 dicembre i fedeli attendono impazienti la liquefazione del sangue di San Gennaro, la terza dell'anno, proprio in ricordo dell'eruzione del 1631 e l'intervento prodigioso del Martire per fermarla. L'attività vulcanica fu preceduta da una serie di scosse di terremoto e fu caratterizzata dall'emissione di una colata di lava e fango prima dell'attività esplosiva del cratere centrale che cominciò a far fuoriuscire ceneri, pomici e gas. L'eruzione durò ben 19 giorni: le città di Portici, Resina, Torre del Greco ed Ercolano furono quasi tutte distrutte, e la frazione di Pietra Bianca fu ribattezzata Pietrarsa. A Ottaviano morirono più di mille persone, e altre tremila furono costrette ad abbandonare le proprie case.

1848-1872: continuano le eruzioni anche se di minore intensità

Eruzione Vesuvio 1872
Il Vesuvio continua a eruttare: eccolo in un'immagine del 1782 (Foto da Wikipedia)

Seguirono altri episodi di minore intensità nel 1848 e nel 1872, che distrusse i paesi di Massa e San Sebastiano al Vesuvio, intervallate da altri piccoli episodi simili, ma non rilevanti. In particolare, con quella, di tipo di misto, che si verificò alla fine dell'Ottocento, nei primi anni dell'unità d'Italia, andarono perse numerose abitazioni e coltivazioni. Durante l’eruzione Luigi Palmieri, all'epoca direttore dell’Osservatorio Vesuviano, rimase nell'istituto a studiare l'eruzione, circondato dai flussi lavici. Insieme a lui c'era un gruppo di persone che si erano recate sul vulcano per vedere da vicino l'eruzione. Purtroppo molti di loro persero la vita colpiti da getti di lava.

Nel 1906 la più grande eruzione del Ventesimo secolo raccontata da Matilde Serao

Eruzione Vesuvio 1906
Immagine del Vesuvio poco prima dell'eruzione del 1906 (Foto da Wikipedia).

All'inizio del Novecento fu registrata un'altra violenta esplosione del Vesuvio. Era il 4 aprile 1906 e se ne ha notizia anche grazie alla giornalista Matilde Serao, che ne raccontò gli effetti devastanti. All'inizio una piccola colata di lava cominciò a fuoriuscire sul versante meridionale del vulcano. Fu Giuseppe Mercalli, che si trova sulle pendici della montagna, a studiare la situazione e a lanciare l'allarme di una nuova imminente eruzione. Tra il 7 e l'8 aprile di quell'anno l'attività vulcanica si intensificò: due forti scosse di terremoto segnarono il collasso della parte sommitale del Gran Cono mentre la lava scorreva veloce devastando il paese di Boscotrecase. La nube eruttiva iniziava a depositare cenere e lapilli nei paesi vesuviani ad est del vulcano tra cui Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano. L'eruzione, che terminò il 21 aprile, è ricordata come la più violenta del XX secolo e le sue ceneri raggiunsero anche la Puglia.

L'ultima eruzione del Vesuvio del 1944 e il successivo stato di quiescenza

Dopo il 1929, l'ultima eruzione del Vesuvio fino ad ora si è verificata tra il 16 e il 29 marzo 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale. Distrusse di nuovo i comuni di Massa e San Sebastiano al Vesuvio, cospargendoli di cenere, mentre anche il condotto craterico subì una alterazione radicale. Ne fu data notizia anche all'estero, dal momento che le immagini dell'eruzione furono riprese dai cinegiornali americani e inglesi che seguivano le truppe di questi paesi in Italia. Dopo questo episodio, il vulcano è entrato in una fase di quiescenza, cioè di riposo, continuamente monitorato attraverso l'osservazione di parametri geofisici e geochimici da parte dell'Osservatorio Vesuviano.

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