Le domande sul sesso e i video porno: le accuse della Procura alla professoressa di Castellammare arrestata
Si era partiti con "Quando avete dato il primo bacio?", poi le domande erano diventate sempre più spinte: "Quando avete fatto sesso per la prima volta? Quale musica vi piace mettere quando sco*** ?". Sarebbero stati questi i toni delle discussioni tra la prof di sostegno e sette suoi alunni della scuola media Salvati, plesso del Panzini, a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia (Napoli).
Tutto agli atti nelle 56 pagine di ordinanza emessa dal gip Luisa Crasta del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della locale Procura: l'accusa è di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti dei ragazzini, tutti all'epoca dei fatti minori di 14 anni.
L'ira dei genitori, l'aggressione alla docente e l'inchiesta
L'arresto è scattato martedì 14 gennaio, per la donna è stato disposto il carcere: la misura dei domiciliari è stata esclusa perché i "casalinghi" non le avrebbero impedito di utilizzare Internet e quindi ci sarebbe stata la possibilità che reiterasse i reati di cui è accusata, perpetrati anche tramite servizi di messaggistica instantanea e social, ovvero WhatsApp e Instagram.
Le indagini, svolte dai carabinieri e coordinate dalla pm di Torre Annunziata Bianca Maria Colangelo, erano erano partite a novembre, dopo una spedizione punitiva da parte di una trentina di genitori nei confronti della prof di sostegno. Il giorno precedente, si sottolinea nell'ordinanza, una delle mamme aveva sporto denuncia presso i carabinieri accusando l'insegnante di avere molestato suo figlio. A far emergere la vicenda era stata la sospensione di due ragazzini, sorpresi dalla docente di sostegno in bagno a fumare una sigaretta elettronica: incassato il provvedimento, uno dei due aveva detto a un professore quello che sarebbe successo con la 37enne.
Cosa succedeva nella "saletta" della scuola
Gli abusi sarebbero cominciati nell'ottobre 2023 e sarebbero avvenuti inizialmente in una stanza riservata del plesso scolastico, un laboratorio informatico dove erano presenti i computer. I sette (quattro ragazzi e tre ragazze, nati tra il 2011 e il 2013) sarebbero stati convocati, a volte tutti insieme ed altri a gruppi in quella che veniva chiamata "la Saletta" e lì la donna, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sulla scorta del racconto dei giovanissimi, avrebbe continuamente intavolato discorsi sessualmente espliciti, parlando e anche vantandosi delle proprie esperienze, invitandoli a scambiarsi effusioni spinte e mostrando loro dei video pornografici.
In più occasioni i ragazzini si sarebbero mostrati contrari alla visione di quei contenuti e sarebbero stati quindi derisi. In un caso l'insegnante avrebbe costretto uno dei giovanissimi ad un rapporto sessuale orale. Successivamente, quando la stanza non sarebbe stata più disponibile, la donna avrebbe incaricato una delle ragazze di creare un gruppo su Instagram dove, tramite chat, avrebbe poi continuato a parlare coi ragazzini, inviando contenuti pornografici e chiedendo loro di fare lo stesso. I ragazzini sarebbero stati costretti al silenzio con minacce di bocciatura, di far arrestare i genitori o di far finire loro in comunità.