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Le case popolari gestite dal clan Marino, il litigio con Tina Rispoli: “Lei qui non conta più niente”

Il clan Marino controllava gli alloggi popolari delle Case Celesti; per una casa il litigio con Tina Rispoli. L’affiliato intercettato: “Lei qui non conta più niente”.
A cura di Nico Falco
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Il clan Marino gestiva completamente il complesso popolare delle Case Celesti di Secondigliano, dando agli assegnatari una buonuscita di 5mila euro con cui si assicurava che la rinuncia non venisse comunicata allo IACP. Si trattava di una delle principali attività del gruppo di camorra, che in questo modo poteva decidere a chi destinare le abitazioni. Emerge dal dispositivo del Tribunale del Riesame con cui i giudici hanno respinto la richiesta di arresto per Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino e oggi moglie del neomelodico Tony Colombo: nelle carte viene raccontato un litigio che riguarda proprio l'assegnazione degli alloggi.

Le case popolari gestite dal clan: 5mila euro per un appartamento

I membri del clan, ricostruiscono gli inquirenti, avevano praticamente preso possesso degli alloggi popolari, con una dinamica simile a quella riscontrata nei "fortini" di camorra: le assegnazioni venivano pilotate, erano i vertici del gruppo criminale a decidere chi poteva prendere possesso delle abitazioni, in modo da tenere sotto controllo la zona tramite propri affiliati e persone vicine.

In particolare, il clan Marino si assicurava nei fatti il possesso dell'abitazione con una buonuscita da 5mila euro, non trattabile, che veniva data agli assegnatari quando si trasferivano altrove. In questo modo si evitava che la rinuncia venisse comunicata allo IACP e quindi venisse disposta la nuova assegnazione e il clan poteva gestire in autonomia l'abitazione in cui sulla carta risultava ancora abitare il precedente inquilino.

Gli episodi dell’inchiesta

Il litigio tra il clan Marino e Tina Rispoli: "Lei qui non conta più niente"

Tina Rispoli era stata coinvolta in una inchiesta sul clan Marino, la Procura aveva chiesto anche per lei l'arresto; la misura cautelare era stata rigettata prima dal gip e poi, in seguito al ricorso, anche dal Riesame: per i giudici non sono emersi elementi per ritenere che la donna sia intranea al clan e, anzi, dopo la morte del marito sarebbe stata messa ai margini.

Ad avvalorare questa tesi, un episodio ricostruito nel provvedimento del Riesame che riguarda un litigio tra la donna e i vertici del clan per l'utilizzo di uno degli alloggi delle Case Celesti "di proprietà" dei Marino. È il 2015, protagonisti sono Maddalena Imperatore, moglie del boss Roberto Manganiello, e Domenico Gargiulo, alias Sicc Penniell, ucciso in un agguato nel settembre 2019, che discutono sulla pretesa di Tina Rispoli di avere un appartamento nel quale, a suo dire, avrebbe in passato investito del denaro.

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"Mentre Rispoli Immacolata tenta di affermare in pieno il suo potere sull'alloggio – scrivono i giudici – dall'altra si evidenzia come Imperatore Maddalena e Gargiulo Domenico siano fermamente intenzionati ad estrometterla". Gargiulo, intercettato, dice: "Non riesce a non pensarlo che lei non conta niente più qui sopra".  La Rispoli, dice ancora, avrebbe detto che per costringerla a consegnare le chiavi di quella casa avrebbero dovuto "spararle in testa".

La questione coinvolge anche Monica Cardone, moglie di Gennaro Marino, alias McKay, fratello di Gaetano. Alla fine, ricostruiscono i giudici, a trovare la soluzione era stato Crescenzo Marino, figlio di Gennaro, che "aveva di fatto indotto sua zia Immacolata a ragionare ed a consegnargli le chiavi", che erano state poi date ad un affiliato che all'epoca era in procinto di sposarsi. Parlando con la Imperatrice, Crescenzo Marino aveva però rimarcato la differenza tra gli "affiliati comuni" e quelli che, come lui e la zia, facevano invece parte della famiglia Marino.

Tina Rispoli avrebbe preteso dal nuovo inquilino 5mila euro per farsi da parte, richiesta giudicata immotivata da Maddalena Imperatrice in quanto, scrivono i giudici del Riesame, "secondo la donna, Rispoli Immacolata, per impossessarsi dell'appartamento, ha sì versato un tempo la somma che pretende adesso, ma prelevandola dalla cassa comune del clan. Pertanto, (la Imperatore, ndr) evidenzia come la situazione sia analoga a tutte quelle in cui viene utilizzato il fondo comune per l'acquisto di beni, i quali pertanto, possono essere indistintamente utilizzati da tutti i sodali".

Tina Rispoli e Tony Colombo indagati per riciclaggio aggravato

Resta però il nodo della vicenda dell'eredità di Gaetano Marino, che gli inquirenti stanno ricostruendo con un procedimento separato, che vede indagati Tina Rispoli e Tony Colombo. Secondo i giudici (e come riportato nel provvedimento del Riesame), Tony Colombo avrebbe finanziato la sua carriera con un iniziale prestito di 80mila euro, concesso direttamente da Gaetano Marino.

Dopo la morte del boss e con l'inizio della sua relazione con la vedova il cantante avrebbe finito col gestire completamente il patrimonio proveniente dalle attività del clan, investendolo in attività lecite, accumulando nei confronti della moglie debiti tra i 400 e i 500mila euro.

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