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Le bische clandestine controllate dal clan Contini, prestiti ai giocatori per farli scommettere

Il clan Contini aveva monopolizzato il gioco d’azzardo illegale nel centro di Napoli; eseguiti 16 arresti, sequestri per tre milioni di euro.
A cura di Nico Falco
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Il clan Contini, ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano, controllava totalmente il gioco d'azzardo illegale nel quartiere Vasto-Arenaccia, nel centro di Napoli, concedendo anche prestiti ai giocatori, per lo più professionisti e imprenditori, perché continuassero a scommettere; le valanghe di denaro che finivano nelle casse del clan, insieme a quello derivante da altre attività illecite, venivano riciclate attraverso società "cartiere" e ai giocatori venivano concessi dei prestiti per farli continuare a scommettere. Lo hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e della Compagnia Stella, che hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare a carico di 16 persone tra il capoluogo e il comune di Volla, nell'immediata provincia.

I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia; le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, esercizio abusivo dell'attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e false fatturazioni per operazioni inesistenti, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan fondato da Edoardo ‘o Romano.

Il monopolio del gioco d'azzardo illegale al clan

I Contini, hanno ricostruito i carabinieri, avevano il pieno controllo del gioco d'azzardo nel quartiere del centro di Napoli, a ridosso della stazione centrale: tutte le bische facevano capo, più o meno direttamente, al gruppo di camorra. Inoltre il clan si occupava anche di foraggiare i giocatori affinché continuassero a puntare: elargiva prestiti in denaro, che poi venivano riscossi con condotte estorsive con i relativi interessi pattuiti, con la violenza o sotto la minaccia di mettere all'incasso gli assegni e le cambiali prese in garanzia.

I soldi riciclati con le società cartiere

Per far fruttare la grossa quantità di contanti, tutti i nero e quindi non utilizzabili, i Contini utilizzavano le "cartiere", ovvero società esistenti soltanto sulla carta; il denaro, anche quello che arrivava dalle bische clandestine, veniva così ripulito tramite false fatture. Il sistema per il riciclaggio di denaro e l'elusione dei controlli antifrode avveniva anche tramite false intestazioni di beni, anche queste ricostruite dai militari. Il gip ha disposto il sequestro preventivo, per equivalente, di quote societarie nella disponibilità degli indagati e di oltre 3 milioni di euro.

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