Le bimbe gravemente ferite nel crollo di Scampia sono oggi fuori pericolo. Quattro su sette sono state dimesse dall'ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Chiunque abbia seguito la vicenda del tragico crollo del ballatoio nella Vela Celeste costato la vita a tre persone, sa che quest'esito non era affatto scontato. Due in particolare erano in gravissime condizioni e sono state per giorni sul filo tra la vita e la morte. Merito del lavoro di soccorritori, medici e infermieri. E la "mano" del Padreterno (per chi ci crede).
Le bambine di Scampia sono ancora tra noi ma non si può e non ci si deve fermare solo a questo. La presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il prefetto Michele Di Bari, i ministri, i parlamentari della Campania. Chiunque abbia uno straccio di potere, politico ed esecutivo, deve sentire il peso di un obbligo morale, civile, istituzionale: le bimbe di Scampia uscite dall'ospedale devono ora poter avere serenità e case degne di questo nome.
Hanno tutte subìto un trauma inedelebile. Alcune di loro più di altre e per questo saranno seguite da neuropsichiatri infantili. Dovranno tutte ancora sottoporsi a cure mediche per chissà quanto. Hanno diritto alla dignità. Non hanno scelto di nascere e crescere in quel degrado, a loro la società italiana deve una risposta subito, non foss'altro per tutti gli anni che la politica ha fatto passare con la promessa di cancellare le Vele dalla memoria (e anche dal suolo) di Scampia.
Sono sopravvissute, sì. Ma attendono ancora una vita da cittadine degna di questo nome.
Chissà se qualcuna di loro conosce una Napoli diversa dalle Vele scure, opprimenti e degradate. Chissà se hanno mai visto il mare.
Davanti alle facce ferite di queste bimbe si gioca anche la sfida di una città che vuole cancellarsi lo scuorno e mostrarsi davvero nuova. A partire dai più deboli, dai più innocenti, ovvero dai suoi bambini.