Le aggressioni ai migranti a Grumo Nevano: “Vanno avanti da mesi, non ne possiamo più”
Sembrava essere un caso isolato quello dell'aggressione ad un lavoratore pakistano a Grumo Nevano denunciata pochi giorni fa, ed invece era solo la punta dell'iceberg che non era ancora arrivata ai media ma che, evidentemente, la comunità locale conosce fin troppo bene. Sono decine e decine le aggressioni denunciate alle forze dell'ordine da parte di lavoratori migranti, indiani, pakistani e bengalesi, nella zona di Grumo Nevano nell'ultimo anno. Con l'estate si sono moltiplicate. L'ultimo caso ha visto il ricovero in condizioni gravi in ospedale di un ragazzo pakistano con una gamba rotta ed una seria ferita al cranio.
È stato diffuso anche un video di una telecamera di sorveglianza che mostra una delle più recenti aggressioni. Poi la prima manifestazione la scorsa domenica ed un nuovo corteo ieri sera nel centro di Grumo Nevano, a testimoniare una situazione esplosiva dove le comunità migranti, composte da lavoratori dell'agricoltura, sono all'esasperazione.
La banda degli SH e della 500 bianca
Basta sostare appena 10 minuti in piazza Pio XII a Grumo Nevano,dove si sono date appuntamento le comunità migranti del territorio per una nuova manifestazione, per raccogliere tantissime storie di aggressioni, rapine e pestaggi insensati. Altro che caso isolato, quelle che abbiamo potuto raccogliere in poco tempo sono testimonianze che mettono insieme eventi lungo tutto l'ultimo anno, con un'intensificazione delle aggressioni negli ultimi mesi. In alcuni casi si tratta di violenza senza senso, come gli schiaffi tirati dai finestrini delle auto ai migranti che camminano in strada, oppure il lancio delle uova contro chi si reca al lavoro.
In altri casi assumono i caratteri della rapina, dove al pestaggio segue anche il furto del telefono. "Si è alzato un velo su una serie impressionante di aggressioni – spiega a Fanpage.it Gregorio Di Leva, consigliere comunale del Partito Democratico – le comunità migranti stanno chiedendo risposta per le continue aggressioni. Avvengono per lo più o la sera tardi o la mattina presto, ovvero quando i lavoratori migranti si ritirano dal lavoro oppure si stanno recando a lavoro". Dalle immagini di una telecamera di sorveglianza è possibile capire come si tratta di ragazzi giovanissimi, capaci però di esprimere una violenza inaudita contro persone che si stanno semplicemente recando a lavoro.
Il modus operandi è sempre lo stesso, si avvicinando al malcapitato, in due o tre scendono dai motorini o dall'auto e aggrediscono in maniera violentissima la vittima senza alcuna ragione. "Operano sempre nello stesso modo – spiega Di Leva – o con un SH di colore bianco e nero oppure con una Fiat 500 bianca". L'ultima aggressione è quella che ha fatto scattare la rabbia delle comunità indiana, pakistana e bengalese, la vittima è un giovane lavoratore pakistano colpito a calci e pugni e probabilmente con una spranga di ferro. Le sue condizioni sono gravi, ha una gamba rotta e serie ferite al cranio.
"Tutti hanno denunciato ma non è mai successo nulla"
Ali Madbor è arrivato a Grumo Nevano quando era piccolissimo, con la sua famiglia dal Pakistan, ha fatto tutte le scuole qui in Italia ed è pienamente integrato. Proprio le comunità più presenti a Grumo Nevano sono quelle che hanno i maggiori ostacoli di integrazione linguistica, ed è proprio Ali a farci da cicerone facendoci incontrare in pochi minuti moltissime vittime di aggressioni e violenze gratuite. "Sono ragazzi che non hanno niente da fare, stanno in strada, vedono un signore anziano lo circondano, lo buttano a terra e lo picchiano" ci dice. "A me è qui mi conoscono tutti, non mi è mai successo nulla, solo pochi mesi fa, e la cosa è molto strana, mentre camminavo sono passati con un'auto e mi hanno tirato l'acqua addosso" spiega Ali. "Ma le aggressioni qui sono continue, l'ultimo ragazzo pakistano picchiato ora è in fin di vita" racconta. Accanto ad Ali c'è suo cugino Fayes, anche lui vittima un anno fa un un'aggressione questa volta a sfondo di rapina: "Sono arrivati con le pistole e me le hanno puntate, erano le 5 del mattino ed ero vicino ad un parco pubblico, mi hanno rubato il telefono. Io ho denunciato ma i carabinieri non mi hanno mai detto nulla" ci spiega.
Così come un altro ragazzo pakistano che Ali ci porta a conoscere: "Lui è stato aggredito a maggio – ci dice – stava con dei suoi amici per fatti suoi, dei ragazzi di qua della zona, gli sono arrivati alle spalle con una mazza di legno e lo hanno colpito in testa, lui è caduto e lo hanno riempito di calci e pugni. Gli hanno rotto il naso ed ha perso un dente. Gli hanno rubato il telefono e lo hanno lasciato a terra svenuto" racconta. Anche in questo caso una denuncia che non ha portato a nulla. "Io sono il più integrato – spiega Ali – quindi in molti vengono da me quando finiscono nel mirino e mi chiedono se c'è un modo per fermare questa situazione, io gli dico sempre di andare a fare la denuncia, ma loro mi dicono che con le denunce non si è risolto nulla".
È questa la costante che inquieta più di tutte, se le aggressioni sono state decine e decine e vanno avanti da un anno, e tutte queste sono state denunciate alle forze dell'ordine, come è possibile che non siano mai state fatte indagini? Come è possibile che non si è mai arrivati nemmeno ad un fermo? Ed ancora con le telecamere di sorveglianza di un esercizio commerciale che ha ripreso anche le targhe degli scooter autori di una delle ultime aggressioni, come è possibile che non si sia ancora arrivati all'individuazione dei responsabili?
"Questa violenza parla di una comunità malata"
Aniki Islam è stato anche lui vittima di aggressione insieme a suo fratello. Anche lui è alla manifestazione a Piazza Pio XII parla bene inglese e accetta subito di raccontarci la sua storia. "Si tratta di ragazzi giovani, italiani, che aggrediscono senza motivo i migranti" ci dice. Aniki e suo fratello sono stati colpito con una modalità diversa.
"A mio fratello lo hanno seguito in macchina, mentre camminava per strada, e un italiano si è sporto dal finestrino e gli ha dato un violento schiaffo alla testa e poi è fuggito. Un altro problema sono le aggressioni con le uova, succede molto spesso, ragazzini italiani giovanissimi che vedono i migranti per strada ed iniziano il lancio di uovo, anche a me è capitato. Quello che mi chiedo è, perché?". Già, la domanda che si pone Aniki è senza dubbio quella più terrificante, ma cosa giustifica una tale insensata e inaccettabile violenza. Prova a darci una risposta Abdel El Mir del Movimento Migranti e Rifugiati di Napoli: "Quando dei ragazzini che non hanno nulla da fare, per passare il tempo e per farsi passare l'apatia, vanno ad aggredire un povero lavoratore che ritorna a casa dopo una giornata di 10 ore di lavoro, vuol dire che c'è qualcosa che non va nella comunità, che la comunità è malata".
Una malattia che si evince da tutte le testimonianze che abbiamo raccolto e che grida giustizia. "Noi abbiamo ampiamente denunciato sia al Prefetto di Napoli che al Questore di Napoli questi episodi – spiega El Mir – sono tutti consapevoli di quanto sta avvenendo. Ora tocca alla comunità tutta fare un passo avanti, perché se non emarginiamo questa violenza, allora vorrà dire che saranno le comunità stesse ad autodifendersi, perché non è più sopportabile questa violenza". L'ultima manifestazione a Grumo Nevano ha visto la partecipazione anche di altri migranti provenienti da Napoli. Il clima è davvero esasperato e se le istituzioni, dopo così tante denunce, non saranno in grado di assicurare alla giustizia i responsabili, è purtroppo prevedibile che questa polveriera sarà destinata ad esplodere.