“Ho 51 anni e 2 figli, lavoro al call-center: la serenità economica non esiste. A volte mi sento una nullità”
Mara, 51 anni, di Caserta, scrive a Fanpage.it nei primi giorni del 2023. L'inizio di un anno, l'agenda piena di scadenze, poche entrate, tante cose da pagare, una prospettiva carica d'ansia e preoccupazione per il futuro: sarà più o meno nero dell'anno che lo ha preceduto? È la voce dei lavoratori precari, atipici di quel "popolo delle partite Iva" che non è imprenditore di se stesso ma, semplicemente, non ha avuto possibilità di scelta. O magari fa i. conti con un contratto di lavoro più breve della scadenza di uno yogurt.
È lo stato delle cose in tutt'Italia. Ma se sei donna, se sei entrata negli "-anta" e sei madre, fai mille volte più fatica a cercare di rientrare nel mondo lavorativo attivo. Lo dicono i dati Istat, lo dicono i dati sul lavoro di qualsiasi istituto di statistica italiano.
Scrive Mara:
Anch'io, come tanti in questo periodo, sono stanca di dover fare i conti con un altro anno pieno di ansie.
Motivo? Ho ho 51 anni e sono una donna che lavora in un call-center per pochi spiccioli al mese.Ovviamente nella vita ho lavorato anche in altri settori. Poi diversi motivi mi hanno portato a cambiare lavoro, fino a trovare questo. Almeno i call-center ti prendono in considerazione, alla mia età. Per altri settori sono vecchia.
Ho due figli, di cui una minorenne. Lei sta studiando e non sapete quante volte gli devo negare anche un paio di scarpe oppure i vestiti.
Quest'anno non l'ho potuta mandare in gita perché c'era da pagare più o meno sui 600 euro più del mio stipendio. Lei ha capito, ma io da mamma mi sono sentita una nullità. E dire che nella vita nn ho mai chiesto di arricchirmi ma almeno una serenità economica.