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Laureata in Giurisprudenza, pratica forense in Campania: “Niente soldi, solo un regalino a Natale e Pasqua”

Il racconto di una aspirante avvocatessa durante la pratica forense in Campania: “Ad oggi mi ritrovo ad essere disoccupata in quanto lo studio che mi ha formata, con lacrime e sudore, non mi dava la minima speranza di un guadagno”
A cura di Redazione Napoli
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La storia di Laura, 27 anni, neo abilitata alla professione forense è simile a molte altre raccontate da Fanpage.it sui tanti laureati che sognano di diventare avvocati. È un storia di sfruttamento e mortificazione: laurea in tasca ma sogni calpestati. E disillusione che si fa largo per il resto della vita.

Scrive Laura in una lettera inviata al nostro giornale: «Eh già, io cosi come tanti altri miei coetanei (e non), mi sono imbattuta in questo mondo che ha dell'incredibile. Nel 2021 arriva la tanto attesa laurea in Giurisprudenza, mi sembrava di aver raggiunto il mio sogno più grande ma non avevo la benché minima idea di tutto ciò che mi aspettava dopo: la pratica forense. Vengo da un piccolo paesino della provincia di Latina, appassionata di diritto penale non potevo far altro se non trasferirmi per fare una buona pratica forense e così ho deciso di spostarmi nella zona tra Caserta e Napoli dove, grazie all'aiuto della mia famiglia e ai miei lavori extra, sono riuscita a pagare ben due anni di affitto e bollette per svolgere la pratica forense ed abilitarmi con un'ottima votazione.

Ad oggi mi ritrovo ad essere disoccupata in quanto lo studio che mi ha formata, con lacrime e sudore, non mi dava la minima speranza di un guadagno se non un piccolo regalo di Pasqua o di Natale (parliamo di 200/250€).  È questo quello che meritiamo noi giovani dopo cinque anni di università e dopo almeno due anni di lavoro full time totalmente a gratis? È questo quello per cui ho lottato tanti anni? È questo quello per cui ho supplicato, faticato e pianto? Questo è semplicemente quello che mi spetta dopo tutti i sacrifici fatti, costringendo altresì la mia famiglia a farne altrettanti?».

C'è anche la questione dell'esame finale di abilitazione: «Per non parlare delle modalità di esame, dei costi da sostenere per l'esame che sono elevati già solo per un tentativo (ed io non posso minimamente lamentarmi e bacio la terra per essere riuscita ad abilitarmi al primo tentativo) ma tutti gli altri come fanno? Questo è quello che speravamo di ottenere dopo tanta fatica? Io non credo, ma non credo nemmeno in una riforma, in una nazione predisposta verso i giovani.

Ammiro molto questa raccolta che state facendo in merito ai problemi dall'avvocatura, ho voluto dare il mio contributo perché forse davvero "l'unione fa la forza", spero che tante voci possano portare almeno a fare chiarezza. Lo sconforto, la delusione, l'amarezza e la rabbia sono dominanti in chi, come me, si trova a 27 anni – se non di più- una vita lavorativa letteralmente spezzata».

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