“Lasciata mia mamma col Covid in Ucraina per salvare i miei figli dalla guerra”, il dolore dei profughi a Napoli
Lejsa è arrivata in nottata a Napoli con le sue due figlie piccole, ha fatto un viaggio di oltre 33 ore, dal suo piccolo villaggio vicino Leopoli fino alla stazione centrale del capoluogo partenopeo. Insieme a lei ha viaggiato anche sua sorella Olha, che vive in Italia da diversi anni dove lavora. La loro madre, che ha più di 80 anni, è malata di Covid, Lejsa ha dovuto scegliere se stare vicino a sua madre o mettere in salvo le bambine. Ha scelto la seconda via. "Abbiamo viaggiato per 33 ore, quando sono partita c'erano i bombardamenti, sono dovuta partire per mettere in salvo le mie bambine. Le 33 ore di viaggio non sono nulla rispetto a quello che stanno passando i miei connazionali in questo momento".
Bus pieni di donne, bambini e anziani
Accanto a lei la nipote Romanna, 17 anni, le fa da traduttrice. "Il pullman era pieno di donne, bambini e anziane, gli uomini sono tutti al fronte e c'è la mobilitazione dai 18 anni in su – spiega Lejsa – i Paesi con noi confinanti stanno dando una mano alla fuga dei profughi, alla frontiera ci sono lunghissime file, ma non è niente rispetto a quello che stanno passando i soldati in questo momento". Sono a milioni i profughi che si stanno ammassando alle frontiere tra Ucraina, Polonia e Romania, scappano dalla guerra e cercano rifugio in Europa e nei paesi occidentali.
"Il nostro cuore è con i familiari in Ucraina"
"Quello che mi auguro è di tornare in Ucraina, alzare la testa al cielo e vedere un cielo sereno per la mia Ucraina" ci dice Lejsa. Sua sorella Olha invece vive qui a Napoli, si era recata in Ucraina per accudire la madre malata di Covid. "Abbiamo abbandonato nostra madre per salvare le bambine – ci dice tra le lacrime – dovevo tornare il 7 marzo, ma appena è cominciata la guerra siamo riuscite a prendere un biglietto per il bus e venire qui a Napoli. Ci hanno fatto passare i bambini alla frontiere con il passaporto biometrico, riesco a parlare con mia madre tramite Skype".
Lo scenario che queste donne si lasciano alle spalle è uno scenario terribile. "In città stanno facendo le barricate con le gomme d'auto, con la legna, con tutto quello che c'è – ci dice Olha – noi siamo spezzati in due, una parte è qua ma il nostro cuore è in Ucraina". Le due donne riportano che almeno 5 bus sono partiti insieme al loro in direzione dell'Europa. "Sono tutte madri che proteggono i figli" ci dicono. Nei prossimi giorni anche a Napoli arriveranno altri convogli di persone che scappano dall'Ucraina, e l'intensificarsi del conflitto aumenterà il flusso.