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L’ascesa del clan Sorianiello: Napoli Ovest inondata di cocaina dopo la fuga di Imperiale

Il clan di Alfredo “‘o Biondo”, svelano le indagini dei carabinieri, aveva costruito il suo strapotere sulla cocaina e sul traffico di armi.
A cura di Nico Falco
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foto archivio
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Le indagini che hanno portato alla misura cautelare per 29 persone contro il clan Sorianiello di Soccavo, eseguita il 18 settembre dai carabinieri, svelano anche l'ascesa del gruppo criminale di Alfredo ‘o Biondo, che da costola dei Grimaldi sono diventati un gruppo autonomo, con un notevole balzo in avanti dopo i mandati di cattura per Raffaele Imperiale e Mario Cerrone, i due narcos internazionali che, fino a quel momento, erano il punto di riferimento anche per i clan di Napoli Ovest.

Una ascesa che è stata soprattutto silenziosa: benché avessero una grossa disponibilità di armi da fuoco, e non si facessero scrupolo di usarle, i Sorianiello si sono negli anni sempre tenuti al riparo dalle varie faide della periferia occidentale, sfruttando quel ruolo super partes che veniva garantito dalla possibilità di controllare grossi quantitativi di cocaina. Il grosso giro di denaro, però, portava anche a grosse spese: per gli stipendi agli affiliati il clan spendeva 150mila euro, mentre ammontava ad 84mila euro all'anno la voce di bilancio per i mensili degli avvocati.

La nascita del clan Sorianiello e il traffico di droga

Il clan, ricostruiscono i magistrati, nasce come articolazione del clan Grimaldi, fondato da Ciro "Settirò" Grimaldi e all'epoca egemone a Soccavo. Dopo una iniziale alleanza coi Vigilia (altro clan ex Grimaldi), i Sorianiello diventano gruppo autonomo, con roccaforte nel complesso di edifici al civico 99 di via Catone. Il clan "della 99" si specializza nella detenzione, nell'occultamento e nella vendita di armi, anche da guerra, e nel traffico di stupefacenti.

Nella zona di influenza del clan anche gli altri criminali devono pagare il pizzo, una tangente del 30% del profitto. Parallelamente, il gruppo organizza il proprio welfare interno: agli affiliati assistenza legale e stipendi in caso di detenzione.

Il potere del gruppo, all'epoca già consolidato, aumenta nel 2015: l'occasione è il mandato di arresto per i due principali narcos internazionali di stupefacenti. Cerrone finisce in manette, Imperiale comincia la latitanza (verrà arrestato solo il 4 agosto 2021 a Dubai e comincerà la collaborazione con la giustizia alla fine del 2022).

E il gruppo di Soccavo si fa avanti, sotto la reggenza di Giuseppe Mazzaccaro, alias "Peppe della 99": acquista la droga da Simone Bartiromo, maranese trapiantato a Roma (tra i destinatari dell'ordinanza, irreperibile), e la vende ai clan di Napoli Ovest; tra i "clienti", si legge nell'ordinanza, ci sono anche i Cutolo del Rione Traiano, i Mele di Pianura e i gruppi criminali di Bagnoli.

La stesa di camorra contro il clan di Bagnoli

Il poter del gruppo criminale sugli altri clan si evince da una particolare circostanza che viene illustrata nell'ordinanza. Agli inizi del marzo 2021 Simone Sorianiello, figlio di Alfredo "‘o Biondo" (tra i destinatari dell'ordinanza, irreperibile) e a capo del clan, nonostante sia ai domiciliari convoca in casa sua Emanuele Marsicano, referente del gruppo Esposito-Calone-Marsicano di Pianura, e, per lo storico clan D'Ausilio di Bagnoli, Luigi Bitonto e Pasquale Quotidiano "Karibù". Si discute delle iniziative da intraprendere nei confronti di Massimiliano Esposito, lo "Scognato", boss di Bagnoli, che secondo quanto ricostruito ha ceduto il controllo di Agnano al gruppo guidato da Maurizio Legnante senza permesso.

E si decide di agire contro Vitale Troncone, capo dell'omonimo gruppo di Fuorigrotta, che all'epoca è il "protettore" di Massimiliano Esposito Junior, il figlio dello "Scognato". Quotidiano e Bitonto, però, si sfilano: i D'Ausilio vogliono partecipare al raid contro il ragazzo, ma non possono agire contro Troncone, che è parente di "Karibù".

La dimostrazione di forza, alla fine, arriva il 26 marzo: un gruppo di giovani sfilano davanti al bar di Troncone, a Fuorigrotta, a volto scoperto e armi in pugno; per i magistrati sarebbero stati appartenenti al gruppo Sorianiello e ai Marsicano.

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